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editoriale
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“L’anno che sta arrivando”
Enrico Passaro
“Io mi sto preparando”… all’anno che sta arrivando, ma più di me si stanno preparando i partiti che vorranno presentare un proprio
candidato a sindaco. Eccome se si stanno preparando! Sono passati quasi i
cinque anni dall’elezione di Marco Galdi. Elezione trionfale nel 2010: al primo turno con un bel
60%, lasciando il concorrente Gravagnuolo a meno del 36%. Un grande consenso e
un’alleanza solidissima, valide premesse ad una cavalcata gloriosa facilmente
replicabile nel 2015. Nessuno ci accuserà di parzialità se scriviamo che la cavalcata non è stata poi così gloriosa e la premessa di rieleggibilità non proprio scontata.
Galdi porterà nel suo bilancio il completamento del trincerone e dell’illuminazione del borgo, forse del sottovia; e l’annuncio di fior di finanziamenti per la riqualificazione di piazza San
Francesco, per l’ex mercato coperto e per il complesso di San Giovanni. Non si può negare al primo cittadino la caparbietà con cui ha perseguito questi obiettivi, come pure quello della famosa
scacchiera in Piazza Abbro, fermata per il momento solo dal rifugio
antibombardamenti scoperto nel corso dei lavori.
Sarebbe un buon bilancio per un sindaco che vuol rendere conto agli elettori del
suo operato, ma sono proprio alcuni di questi risultati, insieme ad una serie
di incongruenze, errori, incertezze e furberie, che hanno irritato quegli
stessi elettori fino a riportare ad una certa incertezza la prossima campagna
elettorale.
Partiamo proprio dall’interminabile opera del trincerone che tutti i sindaci dell’ultimo trentennio hanno sperato di inaugurare senza riuscirci. Infine è Galdi a provare questa emozione e dovrebbe essere per lui una gran bella
medaglia. Il problema è che i cavesi sono rimasti delusi dall’esito di un’opera troppo attesa che avrebbe dovuto essere epocale per la viabilità e la fruibilità dei cittadini, ma che invece rischia di aumentare i problemi anziché risolverli. Le questioni aperte sono ancora tante e a tutti note. Quest’opera alla fine avrà un senso solamente se: a) renderà il traffico più scorrevole e non creerà altri nodi di ingorgo; b) aumenterà la sicurezza di automobilisti e pedoni; c) accrescerà le aree di parcheggio senza intralciare il transito delle auto; d) faciliterà i collegamenti tra la zona est e la zona ovest di Cava; e) renderà più gradevole il paesaggio e l’assetto urbanistico dell’area coinvolta; f) aumenterà la disponibilità di verde pubblico senza dare la sensazione di un’improvvida ennesima colata di cemento.
Dopo trent’anni e più di attesa e disagi, i cavesi pretendono tutto questo ed ora sulle spalle del
sindaco e della sua amministrazione grava l’arduo compito di risolvere tutti i problemi creati dalla nuova viabilità e soprattutto di non crearne altri con provvedimenti cervellotici.
Poi c’è la vicenda della scacchiera, provvidenzialmente bloccata, che ha provocato il
più acceso sarcasmo attraverso la rete ed i social network. La pervicace
ostinazione del sindaco sull’obiettivo del simil-Marostica ha notevolmente animato la cittadinanza, tra i
detrattori accaniti (ad occhio e croce la maggioranza) e gli accondiscendenti
imbarazzati sostenitori, replicando uno scenario già visto nel 2011 con l’acquisto dell’ex CoFiMa per tre milioni e mezzo di euro, che doveva essere nell’intenzione del primo cittadino il colpo più clamoroso della sua amministrazione: una struttura da destinare alla
realizzazione di un nuovo e moderno ospedale. Alla luce dei fatti, ogni
commento potrebbe essere crudele.
Il quadriennio prossimo al quinquennio dell’era Galdi si è poi condito di frequenti crisi, rotture, riappacificazioni, fuoriuscite,
reintegrazioni in seno alla maggioranza, che hanno spesso fatto credere a
interruzioni anticipate dell’era stessa. Un’era poco tranquilla anche sotto il profilo della legalità, considerato il via vai di forze dell’ordine e magistrati tra i fascicoli del Comune consultati o sequestrati, il
tutto condito anche da qualche arresto. Pagine tristi, di cui si teme non si
sia ancora vista la fine.
Stando così le cose, le opposizioni pensano di avere brucianti argomenti da portare in
campagna elettorale e quindi si stanno organizzando. Come? Con due o tre
candidati alle primarie del centrosinistra (il redivivo Raffaele Fiorillo,
Vincenzo Servalli, Enrico Bastolla), forse un autonomo come Armando Lamberti
(che si dichiara distante dal centrodestra) e Stefano Cicalese per Città Democratica. Nel Movimento 5Stelle, forte del 24% conquistato a Cava nelle
ultime votazioni politiche, sembra che ci sia quel po’ di “sana” divisione che potrebbe portare anche a una mancata candidatura.
Come dire: quando la lotta diventa dura, i duri… fanno di tutto per perdere! E allora, non resta che concludere con Dalla: “l’anno che sta arrivando fra un anno passerà… è questa la novita!” O forse no, una novità vorremmo che ci fosse e la suggerisce il cavese Alfonso De Stefano, che sta
lavorando con passione e un po’ di follia a un codice etico degli amministratori locali, che i candidati onesti dovrebbero impegnarsi a sottoscrivere. Lo pubblichiamo
per intero in queste pagine. Leggetelo, è davvero interessante. Ma senza ridere, è ora di ricominciare a credere nell’etica della politica. Qui cito solo l’incipit, tanto per capire di cosa parliamo: “Io sottoscritto candidato alle prossime elezioni, in conformità a quanto stabilito dal Codice Europeo di comportamento per gli eletti locali e
regionali, mi impegno ad avere comportamenti improntati ai principi di
diligenza, lealtà, onestà, correttezza e imparzialità”. Capito futuri amministratori cavesi?
Canticchiate insieme a me: “Vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico, cosa si deve inventare,
per poter
riderci sopra,
e continuare a sperare”.
Panorama Tirreno, ottobre 2014
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