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Il ricordo di Alfonso Andria
Roberto Virtuoso, il “lungimirante”
La straordinaria attualità del suo pensiero a quarant’anni dalla scomparsa
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Alfonso Andria *
Quando si è stati protagonisti di stagioni, ahimé non
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Virtuoso con Enrico Salsano in una foto del 1975
lunghe ma intense, della vita politica, dell’impegno civile e professionale, più trascorre il tempo e più il ricordo si avvicina anziché sbiadirsi. Sarà che per me la ‘frequentazione’ con la figura, l’opera, gli insegnamenti di Roberto Virtuoso è quotidiana, anzi plurima durante il giorno, e ogni giorno... ma quarant’anni sono volati da quel 22 marzo del 1977!
Avevo conosciuto il professor Virtuoso, che già da tempo era legato da salda amicizia a mio padre in quegli anni vice provveditore agli studi di Salerno, quando frequentavo il Liceo “F. De Sanctis” alla vecchia sede del Rione Calcedonia in Salerno. Era efficientissimo ed amato vice preside, oltre che docente di italiano e latino. Non fui Suo allievo, ma dopo il periodo della contestazione giovanile (nel salernitano vivemmo un ‘68... ritardato) chiedemmo ed ottenemmo in vista degli esami di maturità del 1970 dei corsi di recupero in letteratura italiana. A Virtuoso toccò un ciclo di lezioni su Alessandro Manzoni. Ma che dico: lezioni? Delle vere e proprie conferenze nelle quali l’Oratore era capace di stabilire un rapporto immediato e costante con l’uditorio calamitandone l’attenzione e l’interesse!
Già in quel periodo era impegnato in politica: dirigente provinciale e regionale del Partito, consigliere comunale a Salerno e capogruppo consiliare DC. La formazione attraverso gli studi severi compiuti presso il liceo dell’Abbazia benedettina di Cava de’ Tirreni, la città che gli dette i natali; la militanza nell’associazionismo cattolico al tempo in cui esso rappresentava un’autentica ‘palestra’ per la crescita spirituale e culturale; poi dirigente del Movimento Laureati Cattolici; la dedizione all’insegnamento che avvertiva come una missione e che viveva con profonda passione; l’impegno civile e, in primo luogo il temperamento determinato, il piglio autorevole, vorrei dire ‘magnetico’, rappresentavano le caratteristiche ideali per intraprendere la strada del servizio alle Istituzioni oltre l’ambito locale, pur restando radicato al territorio. Lo sbocco della candidatura alla legislatura costituente della Regione Campania (1970-75) fu perciò naturale e coronato da successo.
Subito in Giunta, come Assessore al turismo, commercio, beni culturali e ambiente, incarico che sembrava ritagliato sulla Sua misura di politico attrezzato e colto, efficiente e pragmatico. Ed infatti, mentre concorreva significativamente all’avvio dell’Istituto regionale, anche attraverso l’apporto alla stesura della “carta fondativa”, lo Statuto, seppe contemporaneamente dare impulso all’ampia delega assessorile con intuizioni innovative, talvolta geniali, che lo accreditarono non soltanto nello scenario campano ma anche sul piano nazionale, nel quale divenne presto riferimento dei colleghi, omologhi nelle altre Regioni italiane, che lo vollero loro Coordinatore all’interno della Conferenza Stato-Regioni.
Tentare un’enumerazione, anche soltanto approssimativa e parziale, delle azioni messe in campo dall’Assessore Virtuoso in quel quinquennio di amministrazione alla Regione Campania, sarebbe sostanzialmente impossibile, tale fu la mole dell’impegno in primo luogo di carattere legislativo. Summa capita provo a citarne alcune per grandi categorie d’intervento: strumenti di incentivazione alle strutture ricettive ed extraricettive; attività di promozione fuori e dentro il territorio nazionale verso mercati turistici tradizionali e nuovi; grandi eventi; spinta verso una domanda più qualificata ed un’offerta più adeguata anche in periodi di stagionalità bassa attraverso l’orientamento di flussi del turismo sociale e del turismo congressuale; acquisizione di beni culturali al pubblico patrimonio (Villa Rufolo di Ravello, ad esempio); la rivista culturale e di promozione turistica «Civiltà della Campania» con la partecipazione di grandi firme del giornalismo e della cultura regionali e nazionali; misure di sostegno alle attività commerciali per il miglioramento degli esercizi soprattutto nei centri storici; investimenti specifici sulla valorizzazione delle risorse paesaggistiche e ambientali; la valorizzazione di Borgo Scacciaventi a Cava de’ Tirreni e il recupero delle mura di Corpo di Cava; l’istituzione a Castellabate del primo Parco Marino del Mediterraneo; e via di questo passo!
Se dovessi definire in un aggettivo la qualità del Politico Roberto Virtuoso, sceglierei “lungimirante”. E mi spiego, perché non vorrei che si pensasse ad un’accezione vuotamente retorica; al contrario: ogni volta che ai nostri giorni mi capita di leggere qualcuno dei suoi scritti – e lo faccio frequentemente – rilevo una freschezza di pensiero, una straordinaria attualità, e soprattutto una visione concreta delle soluzioni ai problemi del territorio, uno sguardo lungo. Potrei fare decine di esempi, ma mi servo di uno soltanto, che peraltro esorbita dal livello localistico: nel discorso introduttivo del convegno internazionale “Pacem in Maribus” (giugno 1973, Hotel Punta Licosa) – quello che rappresentò il presupposto per il Parco Marino anzidetto – davanti a quattrocento studiosi provenienti da tutto il mondo, egli prefigura le tensioni che si sono poi verificate trentacinque anni dopo e che tutt’oggi costituiscono motivo di preoccupazione e di emergenza. Tra tutti, il fenomeno migratorio e le sue drammatiche conseguenze in termini di tributo di vite umane! 
A Sua moglie, la signora Teresa Buonocore, ai figli Mimma, Adele e Gigi, come alle sorelle e ai fratelli, ai cognati, il senatore Mario Valiante e il compianto onorevole professor Vincenzo Buonocore, sono legato da vincoli di affetto vero, di amicizia fondata su valori condivisi, alimentata costantemente e ininterrottamente!
Roberto Virtuoso mi fu vicino nel momento più difficile della mia vita: la scomparsa improvvisa e prematura di mio padre, mi tese una mano, mi guidò. Non l’ho mai dimenticato, non dimenticherò mai non solo il Suo concreto accompagnamento, ma anche i Suoi insegnamenti, la ‘lezione’ che mi impartì fuori delle aule del Liceo De Sanctis.
Mi considero Suo “allievo politico”, ma sono sempre stato consapevole dell’impossibilità di eguagliare il mio Maestro!
Il 27 maggio prossimo l’onorevole Virtuoso avrebbe compiuto novant’anni. Già... il 27 maggio, che è la stessa mia data di nascita venticinque anni dopo. Un caso, ma chissà forse anche un ‘segno’, su cui ci divertivamo a scherzare magari scambiandoci un dono: conservo come una delle cose più care la borsa portadocumenti che acquistò da Spatarella a Napoli. Eravamo in campagna elettorale nel ‘75, appena saliti in auto sotto casa sua a via Francesco La Francesca, n. 78 (lo stesso stabile in cui avevamo abitato la mia famiglia d’origine ed io per alcuni anni), chiese a Stefano Santoro fidatissimo collaboratore alla guida, di fermarsi; scese con scatto fulmineo – come tipico del personaggio – aprì il bagagliaio ed estrasse la confezione che, rientrato nell’abitacolo, mi consegnò mentre io gli offrivo una cravatta. Poi proseguimmo seduti a fianco. E al suo fianco mi sento da sempre, nel culto della memoria grata e carica di affetto e di stima.
Oltre la vita!

* Alfonso Andria è stato senatore della Repubblica per il Partito Democratico nella XVI legislatura, parlamentare europeo dal 2004 al 2009, e Presidente della Provincia di Salerno dal 1995 al 2004.

Panorama Tirreno 22 marzo 2017