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Tossicodipendenze, non solo droga a Cava
Pericolo alcol e gioco d’azzardo. Unica strada la prevenzione
Francesco Romanelli
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Droga e giovani, anzi, droga a bambini: il primo approccio con le sostanze stupefacenti comincia infatti quando, in teoria, gli adolescenti dovrebbero passare il tempo libero a giocare con i loro coetanei. L’allarme viene dal dottor Francesco Santangelo, direttore area dipendenze patologiche Asl Sa1 che ha sede nella frazione Pregiato. La struttura si occupa di tossicodipendenze, alcolismo, tabagismo, dipendenze da gioco d’azzardo e da cibo. Il territorio di competenza, oltre la città metelliana, è la Costiera Amalfitana (Vietri sul Mare compresa) e Roccapiemonte.
Coloro i quali hanno problematiche inerenti la droga ed altre dipendenze vengono “preparati” in questa struttura per poi essere trasferiti alle comunità di recupero. «I casi che riguardano le  dipendenze da droghe - afferma il dottore Santangelo - sono molti, purtroppo, ed il trend è in ascesa. Si inizia con le cosiddette droghe leggere e poi si passa all’eroina. A undici anni, in quell’età, fra il ragazzo e l’adolescente, quando ancora si frequenta la scuola media, c’è il primo, occasionale contatto con la droga. Si tratta spesso di ragazzini insospettabili, vanno bene a scuola, giocano al calcio. E ragazzine “acqua e sapone”. Il mio è un annuncio che può provocare sconcerto. Ma è la realtà di oggi».
La prevenzione per curare queste patologie è tutto. «Il nostro impegno sul territorio è rivolto – prosegue - in special modo ai ragazzi delle scuole elementari. Secondo dati recenti proprio questa fascia di età è a rischio».
Non solo la “classica” droga alligna  sul territorio ma anche un altro fenomeno patologico per anni sconosciuto: la dipendenza dal gioco d’azzardo. Proprio per curare questa malattia è stato istituito un ambulatorio presso la nostra struttura. «E’ un fenomeno - continua il direttore Santangelo - che interessa tutti gli strati sociali. Sono in molti dalle nostre parti ad essere schiavi dei videopoker. Molti che si son giocati l’intero patrimonio familiare. Il nostro lavoro non è facile. Raramente  questi malati accettano di curarsi».
Questo comparto specialistico richiede un’alta specializzazione. «Ma il problema - conclude Santangelo - sono le risorse economiche che, purtroppo, sono sempre poche».

Panorama Tirreno, luglio 2005
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