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Partigiani e internati cavesi, storie ignorate
di chi ha partecipato alla guerra di liberazione

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A cura di Patrizia Reso
La storia ignorata
Terra del Sole 2009
119 pagine • € 12,00

Ci sono almeno due buoni motivi per apprezzare il nuovo libro di Patrizia Reso. Il primo è che per la prima volta sono state documentate la partecipazione di cavesi all’attività partigiana contro il nazismo e il fascismo e la tragica esperienza vissuta da alcuni concittadini in campi di concentramento. Il secondo motivo è che, in tempi di revisionismo, di negazionismo e di insistenti tentativi di proclamare una “concordia nazionale” confusionaria e ingiustificata, fa bene al cuore e alla ragione poter leggere pagine di storia spicciola che ci aiutano a ricordare quanti lottarono, soffrirono o morirono per una causa inequivocabilmente giusta, mentre altri scelsero di fiancheggiare gli artefici dell’odio e della follia criminale in cui coinvolsero l’intera Europa.
È stato scelto il giorno della memoria per presentare questo lavoro in cui Patrizia ha raccolto le interviste ai diretti protagonisti di avventurose vicende nel corso della seconda guerra mondiale, o ai loro familiari. La data dell’8 settembre 1943, il giorno dell’armistizio, rappresenta una linea di demarcazione. Da quel momento all’improvviso molti giovani soldati, che fino a quel momento si erano posti poche o nessuna domanda sulle scelte del fascismo e sul senso del loro inutile sacrificio al servizio della Patria, cominciarono a guardare con occhio critico e libero dalle pressioni della propaganda l’abisso in cui era crollato il Paese. E allora, la scelta delle montagne per organizzare la resistenza ai nazisti, per cacciare i tedeschi e piegare i seguaci di Mussolini ancora determinati a tenere in soggezione l’Italia del Nord e semmai a riconquistare il Sud liberato dagli Alleati, divenne una scelta ovvia, naturale. Il teatro di queste vicende fu l’Italia settentrionale, oltre la cosiddetta “Linea Gotica” che Patrizia ci ricorda, e quindi la maggior parte dei combattenti della lotta di liberazione furono ovviamente settentrionali; ma sappiamo che molti meridionali vi parteciparono. Grazie a Patrizia Reso, apprendiamo che anche diversi cavesi presero parte a queste vicende. Alcuni tornarono, altri no, alcuni finirono nei campi di concentramento e videro le atrocità che ancora oggi qualcuno vorrebbe negare.
Antonio Abate, che fuggì avventurosamente dal campo di concentramento di Kukes in Albania, Antonio Troiano, sopravvissuto a Treblinka e Buchenwald, Michele Siani, prigioniero di guerra autoliberatosi in Francia, Gioacchino Giordano, deportato a Dachau e morto a 24 anni due mesi prima che finisse la guerra, Martino Polacco, arruolato nella Brigata Garibaldi partigiano per due anni, due volte a un passo dalla fucilazione e poi internato a Mauthausen, poi liberato dagli Alleati, Aldo Di Tella, rastrellato dai tedeschi dopo di che se ne è persa traccia: sono alcuni dei protagonisti di questa raccolta di testimonianze. La domanda è: perché solo la caparbietà dell’autrice è riuscita a far parlare dopo più di 60 anni i protagonisti ancora in vita o i loro familiari? I loro racconti sono un bene prezioso, oggi più che mai, e l’oblio sarebbe stato una colpevole mancanza.
Pagine da non dimenticare, come il saggio allegato di Stanislav Zámecnic sul campo di concentramento di Dachau e sul sistema folle e criminale messo in piedi dal regime di Hitler per il trattamento degli internati. Finché avremo testimoni potremo credere a quanto ascolteremo dalla loro viva voce per contrastare la protervia di chi vuole negare. Dopo, quando anche l’ultima voce si sarà spenta, non ci resteranno che i documenti. Come questo lavoro di Patrizia Reso.
Enrico Passaro
Panorama Tirreno, marzo 2009