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attualità
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Grande festa per il santuario di S. Francesco e Sant’Antonio
E i cavesi hanno finalmente ritrovato la chiesa più amata
Francesco Romanelli
Grande festa in città per due eventi speciali: la riapertura al culto della chiesa di San Francesco e
la lettura del decreto della dichiarazione del Santuario francescano dedicato a
San Francesco e Sant’Antonio. Per questa importante ricorrenza è stata anche composta una preghiera dalla comunità francescana nella quale si chiede ai due santi di intercedere presso Dio “per la città di Cava che tanto vi ama e vi è riconoscente ed anche di benedire la nostra comunità che da cinque secoli si prodiga per diffondere ed accrescere la vostra
devozione”.
L’elevazione del complesso a santuario francescano è stata avallata dalle autorità ecclesiastiche perché il complesso monastico esiste in città dal 1501 ed anche perché nel corso degli anni l’afflusso di visitatori al luogo sacro è sempre aumentato. Numerose infatti sono anche le opere assistenziali nelle
quali i frati sono impegnati (mensa dei poveri ed alcuni locali destinati ai
senza tetto).
La nomina ufficiale è avvenuta nel corso di una concelebrazione eucaristica presieduta dal ministro
generale dell’ordine dei frati minori, lo spagnolo P.Josè Rodriguez Carballo.
L’elevazione della chiesa a “Santuario” è un’altra tappa importante di un percorso volto a valorizzare al meglio chiesa e
monastero.
Molto è stato fatto e tanto ancora resta da fare. Padre Luigi Petrone sta lavorando
anche alla costruzione di un reparto per malati terminali nel convento. Dopo la
solenne funzione eucaristica svoltasi in piazza Nicotera è stata proclamata l’indulgenza plenaria per tutto l’anno per i pellegrini che si recheranno nella chiesa recuperata dopo la
devastazione del terremoto del 1980.
Padre Luigi Petrone è stato l’artefice principale della rinascita della chiesa di San Francesco. «Il Santuario risplende in tutta la sua bellezza e grandiosità proprio come il Signore mi ha ispirato e guidato». I vescovi Beniamino Depalma e Orazio Soricelli hanno salutato il lieto evento
con messaggi augurali. «L’apertura e la consacrazione del santuario francescano di Cava - scrive Soricelli
- costituisce per la città e per la diocesi, un evento memorabile, atteso, sognato e realizzato con la
tenacia e la caparbietà di “fra Gigino” e la partecipazione di tanti fedeli, non solo della valle metelliana».
Mons Depalma vescovo di Nola annota che «la risurrezione del santuario francescano è per tutti noi un motivo di gioia. Benediciamo quest’opera di Dio e auguriamo alla intera comunità francescana, di cui potemmo apprezzare il forte impegno e il radicamento nella
città , buon lavoro nel nome di S. Francesco e S. Antonio».
Cinquecento anni di pensieri, parole, opere e… ricostruzioni
La chiesa di S. Francesco, orgoglio di tutti cavesi, semidistrutta da ben nove
terremoti (1688, 1694, 1732, 1805, 1851, 1857, 1930, 1962, 1980), ma sempre
riedificata, dopo più di 28 anni dall’ultimo sisma è tornata a risplendere in tutta la sua magnificenza. I lavori per la sua
costruzione, come scrive monsignor Attilio Della Porta, iniziarono nel 1450;
dopo 20 anni il tempio era già pronto. Ad officiare nella nuova cattedrale furono chiamati i frati minori
osservanti. Ma perché la chiesa di San Francesco è la chiesa del popolo di Cava? Fu, infatti, proprio l’Università de La Cava a decidere l’edificazione di un nuovo tempio con un annesso convento. Dal 1500 la vita
pubblica cavese si svolgeva nel borgo attuale, precedentemente per ragioni di
sicurezza il parlamentino comunale si riuniva nel villaggio di Corpo di Cava,
poco distante dalla potente abbazia benedettina della Santissima Trinità. Nell’antico borgo vi erano solo due chiese: quella di San Giacomo e la Basilica della
Madonna dell’Olmo, all’epoca di modeste dimensioni. C’era, quindi, bisogno di un’altra chiesa per poter accogliere tutta la popolazione che qui viveva che si era
moltiplicata nel corso degli anni. Il 14 aprile del 1517 il sindaco dell’epoca e gli eletti del popolo si riunirono per legiferare proprio nelle “venerabile chiesa di S. Francesco”. A questa assise ne seguì un’altra il 6 settembre del 1518.
La chiesa di San Francesco è stata da sempre un vero e proprio centro propulsore della fede popolare. Alle
processioni che si svolgono nei giorni dei festeggiamenti di San Francesco e
Sant’Antonio partecipa tutta la città. Dietro alle statue dei santi portati a spalla le autorità cittadine, ma soprattutto una folla di devoti. Tanti gli ex voto appesi alle
pareti in un locale adiacente la chiesa. Dal tempio si sono sviluppate anche
altre attività per lo più educative e di solidarietà. Nell’Antoniana, associazione guidata per lungo tempo da padre Marco Adinolfi, esperto
in Sacra Scrittura, vissuto in Terra Santa e deceduto solo alcuni anni fa
proprio nel convento di Piazza Nicotera, sono state educate diverse generazioni
di professionisti. Il centro “Frate Sole”, per molti anni retto da padre Fedele Malandrino, un cilentano di Vatolla, fine
predicatore, è stato fucina di buoni insegnamenti per tanti giovani. Anche la mensa dei poveri
ha origine molto antiche. Il grande pittore cavese Alfonso Balzico, infatti, a
metà dell’800, per ringraziare i frati del pranzo che gli veniva quotidianamente offerto,
scolpiva statuette di legno per il presepe che ancora sono gelosamente
conservate.
Molti sono stati i frati, di origine cavese e non, che hanno dato lustro al
convento. Padre Serafino Buondonno, in una sua pubblicazione ricorda padre
Francesco da Cava, «professo di fede fervente, eccelsa povertà e somma pietas», padre Bonaventura Benedetto Rosa «definitore provinciale ed insigne predicatore», padre Benedetto Filippo De Sio, «insigne maestro di sacra teologia, custode della provincia napoletana ed
elemosiniere di Anna d’Austria, regina di Francia», padre Bonaventura Trotta, «esimio lettore di filosofìa e teologia», padre Bonaventura della Cava «provinciale per diversi anni e celeberrimo oratore» e padre Francesco da Padula «per ben tre volte consecutive ministro provinciale».
Panorama Tirreno, marzo 2009
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