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Che bel fior!
mercoledì 25 marzo 2020
Scrivo in memoria e in ringraziamento a Patrizia Reso scomparsa in questi giorni
a Cava. In questi giorni sconvolti in cui tutto è saltato e si è fermato, come il suo respiro. Le dedico un verso di Bella ciao e una delle mie
foto più intime scattate in uno dei roseti più belli del mondo, quello della Villa Reale di Monza. Perché ci vogliono pensieri alti quando si onora una persona, una donna che è stata ai miei occhi innanzitutto una militante. Militante al posto mio, al
posto tuo, al posto di tanti e di tante che l'hanno guardata fare ammirandola,
ignorandola o non comprendendola affatto, a seconda della nostra capacità di
vedere. Le dedico dei fiori bellissimi perché me la ricordo quel 25 aprile di due anni fa a cantare Bella ciao nella Villa
Comunale di Cava mentre si piantava un acero a cavesi resistenti, cavesi
partigiani che nemmeno sapevamo che ci fossero stati, ad altri uomini e donne
che avevano militato al posto mio, al posto tuo e al posto di tanti e tante che
li avevano solo guardati morire e che Patrizia aveva contribuito a farci
conoscere. La militanza è quella disciplina dello spirito che possiamo raccogliere da Patrizia e farle
onore mettendola al primo posto delle nostre vicende future, del nostro
sentire, del nostro vivere, se vogliamo che domani sia migliore di ieri. La
militanza che non è "mettersi in politica" ma "fare politica", cioè pensare con i mezzi a nostra disposizione a tutte quelle azioni e quei gesti
grandi e piccoli che possiamo compiere in nome di altri e di altre, per
aiutare, salvare, incoraggiare, far progradire, proteggere, difendere la
collettività ma anche allontanare, combattere, mettere in condizione di non nuocere chi
invece lotta contro di essa, contro i diritti e per i privilegi di pochi.
Paradossalmente, la ricordo come una militante antifascista ad oltre 70 anni
dalla fine del fascismo, a significare che non abbiamo fatto abbastanza per non
doverne parlare più, che non abbiamo lottato per sradicare quella categoria dello spirito che può albergare in ognuno di noi e che può sempre riemergere e mai tramontare se la militanza non diventerà un bene comune, valore primario, intramontabile appunto. Non dobbiamo avere
vergogna della militanza, di esprimere i nostri sentimenti collettivi, di
parlare più spesso del bene comune, dei diritti, delle nostre piccole possibili lotte per
stare meglio tutte e tutti insieme. Non è affatto facile, non è stato facile e non sarà facile perché abbiamo dimostrato di essere deboli, di guardare e di vivere troppo spesso
nell'oggi, pensando che la libertà, i diritti, l'eguaglianza, il benessere delle comunità sia un dono del cielo, qualcosa che non tocca a noi difendere e promuovere,
pensando che il domani sarà garantito e che sarà migliore, che i diritti, la pace, le conquiste di ieri saranno intramontabili.
Invece tutto può tramontare su quel bel fiore se il nostro canto di partigiani non sarà sussurrato tutti i giorni della nostra vita. Bella ciao!
Panorama Tirreno, marzo 2020
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