| |||||||||||||||||
|
Ricordo di Patrizia Reso
| ||||||||||||||||
Per te un sentiero di luce
col tuo solito sorriso
Caro diario, stasera ti scrivo con sentimenti di tristezza e rabbia insieme.
Qualche ora fa, mentre con l'aiuto di mia figlia cercavo di acquisire una
maggiore competenza nell'uso di questi mezzi telematici non proprio concepiti
per la mia forma mentis, ho appreso, all'improvviso, della scomparsa di
Patrizia Reso, donna forte, generosa e brillante. Non ero a conoscenza della
sua malattia e in un primo momento, non ti nego, ho sospettato che fosse una
vittima di questo maledetto virus che speriamo di sconfiggere al più presto. La tristezza si è poi subito trasformata in rabbia per non poterle neanche dare un ultimo saluto.
In questi giorni si muore senza funerali e senza poter nemmeno offrire un
conforto ai familiari. Relegati nelle nostre solitudini, non ci resta che pregare per chi ci lascia e per chi rimane, abbandonandoci tutt'al più ai ricordi. E così ho ricordato Patrizia, sempre sorridente e combattiva, nelle varie occasioni in
cui ho avuto il piacere di frequentarla. Quando commentavamo con ironia
l'espressione di qualche amico nelle riunioni dell'associazione giornalisti
Cava-Costa d'Amalfi o quando intervenivamo con diversi punti di vista, nei vari
dibattiti cittadini, su questo o quell'argomento. Il ricordo più vivido e più bello, però, è quello relativo all'ospitalità offerta a Edna Calo' e ai ragazzi palestinesi alcuni anni fa. Patrizia aveva
contattato quella donna, candidata al premio Nobel per la pace che, per una
serie di circostanze e per un’immediata simpatia, divenne anche mia buona amica, al punto che ci chiamavano
achoti (sorella). In quei giorni scoprimmo tante amare verità sui problemi del medio oriente e sui dolori di tutte le mamme che avevano giovanissimi figli soldati al fronte. Eravamo tre donne coetanee, tre mamme con
figli della stessa età e avevamo tanto da raccontarci. La vita poi, si sa, allontana, separa, qualche
volta fa perdere le tracce. Ed è proprio questa considerazione che avevamo fatto insieme l'ultima volta che
incontrai Patrizia sotto i portici. Noi che sapevamo di essere delle fortunate
e lo eravamo, per il fatto di vivere in una nazione senza conflitti e senza
guerre, potevamo soltanto immaginare l'angoscia di chi vede un figlio
diciottenne imbracciare un fucile, ma nient'altro. Oggi che questa improvvisa
pandemia ha cancellato ogni nostra sicurezza e certezza, forse saremmo riuscite
a comprendere qualcosa in più... In attesa che la curva dei contagi scenda sempre più in basso, tra notizie di chi ce l'ha fatta e chi no, tra vergognosi, ridicoli
primati per la scoperta di cure, da parte di scienziati onnipresenti nei vari
talk show televisivi, stasera voglio continuare a sperare. Al dl là delle lacrime che non riesco a trattenere, voglio ancora sognare un futuro
diverso e migliore per i nostri figli e nipoti e per te, amica mia, un sentiero
di luce sul quale ti avvii col tuo solito sorriso.
Panorama Tirreno, marzo 2020
| |||||||||||||||||