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cultura & società
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Complicità, indifferenza e opportunismo
L’Italia “ariana” che perseguitò gli ebrei
Di pura razza italiana
L’Italia «ariana» di fronte alle leggi razziali
Baldini & Castoldi Editore
446 pagine • euro 18,90
In occasione del 75° anniversario delle leggi razziali, esce in tutte le librerie il nuovo saggio di
Mario Avagliano e Marco Palmieri, Di pura razza italiana, che per la prima
volta in Italia, mette a fuoco la reazione di complicità, indifferenza, opportunismo, e in rari casi di solidarietà, degli italiani “ariani” ai provvedimenti e alla persecuzione antiebraica nel nostro Paese, attraverso
una ricognizione ampia e approfondita dei documenti coevi da tutta Italia,
quali diari, lettere, denunce, articoli di giornale e relazioni fiduciarie. Un
libro potente di denuncia. Una lettura necessaria.
Il libro
«È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti». Così recitava il Manifesto della razza che nel luglio 1938, dopo una virulenta
propaganda sui giornali, ufficializzò la svolta antisemita dell’Italia fascista. Entro novembre il regime passò dalle parole ai fatti, varando le cosiddette leggi razziali che equivalsero
alla «morte civile» per gli ebrei, banditi da scuole, luoghi di lavoro, esercito, ed espropriati
delle loro attività. La bella gioventù dell’epoca (universitari, giornalisti e professionisti in erba) rappresentò l’avanguardia del razzismo fascista. Molti di loro avrebbero costituito l’ossatura della classe dirigente della Repubblica, cancellando le tracce di quel
passato oscuro.
Non a caso, per lungo tempo la persecuzione è stata declassata dalla memoria collettiva, e da una parte della storiografia, a
una pagina nera che gli italiani, in fondo «brava gente», avrebbero subìto passivamente.
Per restituirci un’immagine quanto più veritiera possibile dell’atteggiamento della popolazione di fronte alla persecuzione dei connazionali
ebrei, Avagliano e Palmieri hanno compiuto una ricognizione di un’enorme mole di fonti (diari, lettere, carteggi burocratici e rapporti dei
fiduciari della polizia politica, del Minculpop e del Pnf) dal 1938 al 1943.
Ne è emersa una microstoria che narra un «altro Paese», fatto di persecutori (i funzionari di Stato), di agit-prop (i giornalisti e
gli intellettuali che prestarono le loro firme), di delatori (per convinzione o
convenienza), di spettatori (gli indifferenti) e di semplici sciacalli che
approfittarono delle leggi per appropriarsi dei beni e le aziende degli ebrei.
Rari i casi di opposizione e di solidarietà, per lo più confinati nella sfera privata.
Complessivamente in quegli anni bui milioni di persone si scoprirono di pura
razza italiana e i provvedimenti razziali riscossero il consenso maggioritario
della popolazione.
Gli autori
Mario Avagliano, giornalista e storico nato a Cava de’ Tirreni, è membro dell’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, della Sissco e del comitato scientifico
dell’Istituto Galante Oliva, e direttore del Centro Studi della Resistenza dell’Anpi di Roma-Lazio. Collabora alle pagine culturali de «Il Messaggero» e «Il Mattino». Tra i suoi libri più recenti: Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945 (2006) e, con
Marco Palmieri, Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager
nazisti 1943-1945 (2009), Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia (2010) e
Voci dal lager. Diari e lettere di deportati politici 1943-1945 (2012). Con
Baldini&Castoldi ha pubblicato: Il partigiano Montezemolo. Storia del capo della
resistenza militare nell’Italia occupata (2012), Premio Fiuggi Storia 2012.
Marco Palmieri, giornalista e storico, è membro dell’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza e della Sissco. Ha pubblicato tra l’altro, con Mario Avagliano: Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai
lager nazisti 1943-1945 (2009), Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia
(2010) e Voci dal lager. Diari e lettere di deportati politici 1943-1945
(2012).
Recensioni
Aldo Cazzullo, Corriere della Sera:
«Pagine emozionanti, che colpiscono e indignano. Una cronaca impietosa, una sorta
di «romanzo criminale» dell’antisemitismo italiano».
Massimo Bray, ministro dei Beni culturali: «L’approvazione delle leggi razziali rappresenta, ancora oggi, una ferita aperta e
una pagina buia della nostra storia del secolo scorso. A 75 anni dalla loro
promulgazione, il volume che oggi viene presentato ha il pregio di voler
costituire un ulteriore e prezioso tassello per la ricostituzione di una
imprescindibile memoria collettiva, radice di ogni vero spirito democratico e
speranza per un futuro di pace, a difesa della persona e dei suoi diritti
inalienabili».
Roberto Olla, giornalista e storico: «Un libro necessario, perché il binario su cui correvano le opere di divulgazione su questo tema era troppo
stretto nel dualismo fra le leggi razziste volute dal regime da un lato e i
giusti italiani dall’altro. Per questo è un libro da divulgare, se vogliamo che il nostro presente faccia i conti col
nostro passato».
Amedeo Osti Guerrazzi, storico: «E’ un libro estremamente importante e completo, perché sulle leggi razziste c’è stata una immensa rimozione di massa, un oblio condiviso, che ha coinvolto l’intera popolazione e nessuno ha voluto vedere, sapere, capire cosa stava
succedendo. Questo volume contribuisce a fare luce sulla galleria degli orrori
dell’antisemitismo italiano».
Panorama Tirreno, gennaio 2014
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