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Vittime e orfani di una guerra… umanitaria!
Il dolore di Anna e Alina per la perdita di Massimiliano Randino a Kabul
Patrizia Reso
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Quante volte, parlando dei vari conflitti in corso attualmente nel mondo, una trentina fra Uganda, Nigeria, Afghanistan, Iraq eccetera, mi sono sentita rispondere “ma sono problemi lontano da noi, dalla nostra realtà! Pensiamo a risolvere i nostri!”
Di recente abbiamo toccato tutti con mano quanto si siano ridotte le distanze nel mondo! Improvvisamente Kabul è piombata su Cava de’ Tirreni, con tutto il suo dolore e il suo sangue. In Afghanistan ha cessato di vivere Massimiliano.
Il dolore di Anna, di Alina è il dolore che può devastare l’animo di qualsiasi donna, oggi anche di Cava.
Quanti di noi possono ricordare Massimiliano passeggiare sotto i portici oppure destreggiarsi con la bandiera prima che imparasse ad impugnare il fucile e si muovesse con circospezione per le strade polverose afgane!
Quanti di noi conoscono, hanno conosciuto, frequentano, hanno frequentato, Anna o Alina! Quante donne di Cava hanno mariti o figli nell’Esercito, nei Carabinieri, nella Marina...
E non sono mercenari, come qualcuno osa ancora pensare, sono semplicemente uomini o donne che si arruolano, in stragrande maggioranza, per sfuggire alla disoccupazione, al non fare nulla;  per non diventare prede della camorra e dei guadagni facili; per avere un ruolo che la nostra società non concede.
 Donne che piangono i loro uomini... Uomini che non appartengono più alla famiglia, uomini che appartengono all’arma. Anche i loro corpi avvolti dal tricolore sono prima dello Stato, poi  della Città, poi dei media, infine della famiglia.
Donne che piangono i loro uomini anche in queste terre alla mercè di fanatismi ed esaltazioni finalizzati alla gestione del potere di pochi...
Com’è parso anacronistico il manifesto di cordoglio intestato all’Associazione Nazionale Reduci e Caduti di guerra, oppure pensare che oggi Martin e Simone appartengono ad una categoria protetta, orfani di guerra, eppure sono enti e categorie che hanno ancora ragione d’esistere dato che ci siamo presi in giro con le parole: guerra umanitaria.
La stessa parola guerra non implica nessuna umanità e se è vero, come è vero date le testimonianze, che i nostri soldati aiutano e proteggono le popolazioni vessate, è anche vero che nel momento in cui partono hanno la consapevolezza di recarsi in posti dove la vita è paragonata ad una quantità di tritolo e dove possono solo sparare in casi di estrema difesa, pur intuendo un pericolo imminente.
Non credo che parole e solidarietà possano restituire quanto le scelte scellerate dell’uomo hanno brutalmente strappato, ma Anna e Alina sappiano, e con loro tutte le donne che non hanno più lacrime da piangere, che non si può rimanere per sempre indifferenti.

Panorama Tirreno, ottobre 2009

Il cordoglio della città
Questa è la dichiarazione del sindaco di Cava Luigi Gravagnuolo per la morte del Primo Caporal Maggiore Massimiliano Randino: «Piangiamo un uomo, un Cavese, impegnato a difendere la Patria, che ha dato la vita per ristabilire valori di pace e di libertà. Un vile attentato che lascia increduli e straziati, ma il coraggio costante dei militari impegnati nei diversi fronti all’estero, quell’alto senso di civiltà difeso con le unghie e con i denti dai nostri figli, ci dona la speranza nel domani. Sono profondamente vicino alla famiglia del Sergente Maggiore Massimiliano Randini, la Città di Cava de’ Tirreni tutta, si stringe attorno a loro».
Nella circostanza è stato proclamato il lutto cittadino il 23 settembre, giorno della cerimonia funebre nella chiesa di San Francesco.