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storia
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L’Arciconfraternita del Purgatorio
e Padre Ignazio De Juliis
Arturo Infranzi
In alcuni cenni storici pubblicati in
uno opuscoletto dall’Arciconfraternita di S. Maria
Assunta in Cielo e delle Anime del Purgatorio, è
riferito che essa deve la sua istituzione a nobili figli di
S.Ignazio di Loyola e alla nota Compagnia di Gesù, e
che, durante la dominazione spagnola, dagli Artisti cavesi, con
l’aiuto di P. Ignazio de Juliis, cittadino di Cava, fu
istituita la Congregazione.
Sebbene già esistesse in Cava
un’associazione fra artigiani e mercanti i quali, avendo
subito danni per la decadenza dell’arte della seta, si
riunivano, oltre che per pratiche religiose di pietà,
essenzialmente per attività di mutuo soccorso, la data
di fondazione della confraternita viene fatta risalire al 1596,
così come riportato all’ingresso
dell’oratorio. Invece Attilio Della Porta e Domenico
Apicella (che si sono occupati della questione) sono concordi
nell’indicare il 1616 quale anno di fondazione. In uno
dei volumi conservati nell’archivio della confraternita
è riportato che in tale ultimo anno “nella
istituzione della congrega per la riunione dei fratelli
ascritti si posero sedili, mobili e panche”. Proprio in
quest’anno, forse P. Ignazio dovette dare un certo ordine
alla confraternita già preesistente, stabilendo le sue
“Regole”. Si tenga conto che nel 1596 il De Juliis
aveva solo 12 anni!
Pochi cavesi sanno che questo loro
concittadino appartenente alla nobile famiglia De Juliis
(presente a Cava sin dal 1200 e citati dal Polverino), che
aveva il patronato di una Cappella da lro eretta sotto il
titolo di San Filippo Neri, con sepoltura in marmo e ricco
pulpito, nella chiesa della Madonna dell’Olmo. Un Tullio
de Juliis, notaio, fu sindaco di Cava dal 1559 al 1560 mentre
un Carlo de Juliis ricoprì la stessa carica dal 1724 al
‘25 e Francesco fece altrettanto dal 1794 al ’95.
Ecco alcun brani della biografia di
P.Ignazio de Juliis contenuti nel volume “Istoria della
Compagnia di Gesù”, edito a Napoli nel 1758 a cura
di Padre Saverio Santagata.
«Padre Ignazio de Juliis (nato con
il nome di Giulio) morto in Chieti capitale di Abruzzo con
vantaggioso credito di sanità, fu cittadino della Cava,
deliziosa e ricca città del Principato Citeriore presso
Salerno, ed ebbe per genitori Alferio de Juliis dottore di
leggi e Caterina Gagliardi donna di stirpe nobile. Nella sua
patria passò gli anni teneri della gioventù sotto
la educazione di un monaco di San Benedetto nell’antico e
celebre Monastero della Trinità, in cui poco
mancò che non vestisse l’abito di quel Santissimo
Patriarca, che richiesto da lui, non gli fu conceduto, per le
opposizioni fatte dal padre. Questi temendo che il figliuolo,
propenso per virtù e per indole ad essere religioso, non
gli scappasse di mano, sul principio dell’adolescenza
fuori dal Monastero lo trasse, e mandollo a studiare in Napoli
nelle Scuole dei Gesuiti. In questa apprese la felicità
delle buone lettere, e proseguendo a nutrirsi col sostanzioso
latte della devozione, compì il terzo lustro di
età (...). Ma una malattia sopravvenutagli lo costrinse
a far ritorno nella casa natia, dove pericolando per la sua
vita, ricorse a S. Ignazio, la cui devozione aveva appreso dai
suoi Maestri., e ne riportò la sanità richiesta.
Tornato a Napoli, in riverenza al del
Santo suo liberatore, depose l’antico nome di Giulio e
chiamar si volle Ignazio; e questa è la ragione per cui
gli Autori e i Codici che parlano di lui, variamente lo
appellano (...).
Frattanto il Santo Padre coll’amor
del suo nome gli infuse un forte affetto al suo istituto, e
bramando al sommo di professarlo, gli fu differito
l’ingresso per le replicate opposizioni dei suoi,
principalmente sopra l’esser egli l’unico erede del
suo casato. Or il giovane per nulla avendo tal motivo, prese a
studiar filosofia, risoluto tra sé di farsi religioso;
tosto che per diritto di emancipazione il potesse, e
perseverante nel suo proposito, d’anni 18 vestì le
lane dei gesuiti, su lo spirare dell’anno secondo del
nuovo secolo (1602; ndr).
(...) Fatto il salto fuori dal mondo
(...) mandato fosse ad ammaestrar fanciulli nella scuola
dell’Aquila, città famosa dell’ulteriore
Abruzzo dove cominciò ad impiegarsi nella santificazione
degli altri: i suoi scolari ne riportarono vantaggio, e molti
di loro eruditi non meno nello spirito che nelle lettere, ne
seguitaron l’esempio con entrare in diversi Ordini
religiosi.
(...) Conceduto per sempre alla
città di Chieti, capital dell’Abruzzo, fin che
visse intraprese lascio in dubbio se maggior fosse la
moltitudine delle opere intraprese o la diligenza e
attuosità in esercitarle (...) Presedeva tre
Congregazioni, delle quali una composta da Gentiluomini, e
frequentavasi ogni domenica; un’altra di Giovani di
svariati ceti, e tenevasi ogni venerdì; la terza di
Artigiani.
(…) Mentre orava un dì
innanzi al Divin Sacramento, sentì, come narra uno
storico, chiamarsi per nome e da chiara voce quello gli parve
di udirsi dire: “Ignazio, affrettati, e preparati al
vicino passaggio all’eternità, né ti
dispiaccia il permutare questo temporal soggiorno col riposo
eterno”.
(…) Santamente la mortal
peregrinazione finì nella mentovata Chieti a 13 febbraio
d’anni 42».
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