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Cava, ora il centrosinistra è a un bivio
Tra crisi occupazionale e ritorno della destra qualcosa di buono c’è:
un consigliere regionale cavese
GIOVANNI BALDI CON STEFANO CALDORO.jpg
Pier Vincenzo Roma
Dopo la sconfitta il centrosinistra cavese, è di fronte ad un bivio: rinnovarsi o lasciar continuare il declino. Per scegliere il secondo percorso basta non fare nulla di diverso da quanto fatto negli ultimi anni. Al di là delle buone intenzioni, quel che si è percepito corrisponde, come in uno specchio deformato, ad un brutto riflesso di quanto avviene nello schieramento opposto: leaderismo esasperato, distruzione dei partiti, diffidenza verso il confronto ed il dibattito, convinzione di essere portatori della verità, disprezzo per le intelligenze libere.
Precisiamo, onde evitare interpretazioni errate, che non intendiamo attribuire colpe al solo Gravagnuolo, che certamente non ne è esente, ma a tutti coloro i quali (e non sono pochi) pur di sedere al suo tavolo, ne hanno avallato acriticamente e supinamente le scelte. Sottolineamo che il tempo, come sempre, farà giustizia evidenziando quanto di buono va riconosciuto all’ex sindaco: sul piano strettamente amministrativo, infatti, non ci sentiamo di muovere particolari critiche. Quel che non è andato, a nostro modesto giudizio, è l’ostinata ricerca di uno stile simil De Luca. Pur avendolo votato, confessiamo che il sistema politico del primo cittadino di Salerno non ci piace. Il decisionismo, l’immagine di un solo uomo al comando, l’idea che la democrazia vada sospesa per favorire l’ ”uomo della Provvidenza” non corrispondono ai nostri ideali e non li riteniamo giusti.
Detto questo, soffermiamoci sui problemi veri della città. Il più drammatico si identifica con la crisi occupazionale. Dopo la Di Mauro e l’Alvi si teme fortemente per la sorte dei circa 1.200 dipendenti della Despar. Se consideriamo la storia degli ultimi decenni, l’elenco di realtà produttive scomparse è terribile. Per citare solo i casi più eclatanti ricordiamo i pastifici, le ceramiche, i mobilifici, la Manifattura, il Credito Commerciale Tirreno e le società collegate. Se queste realtà produttive fossero rimaste in piedi, probabilmente, Cava sarebbe oggi uno dei centri economici più floridi della zona. Purtroppo non è così. Cercare le colpe non è facile, probabilmente il declino non è imputabile ai soli imprenditori e politici, ma ad una miscela di concause rispetto alle quali, tuttavia, anche in vista del futuro, esistono alcune errori da non ripetere: ostacoli burocratici e vincoli assurdi che hanno fatto anche passare la voglia, a chi magari voleva investire, di impegnarsi a realizzare qualcosa di concreto.
Tornando al “luogo del delitto”, ovvero alla sconfitta elettorale del centrosinistra, non possiamo non concordare con quanti sostengono che l’operazione PD si è risolta in una “fusione a freddo” tra parti dell’ ex DC e dell’ ex PCI. Entrambi i “coniugi”, purtroppo, sembrano aver perso diverse delle doti che possedevano: la funzione del partito, la selezione dal basso di dirigenti e rappresentanti, la continua discussione della linea politica, la costante presenza fisica sul territorio. Pensando di essere  “furbi” alcuni hanno tentato di risolvere tutto con qualche “primaria” ogni tanto, ma è evidente che questo non basta. Meglio i vecchi congressi, in cui si votava sul serio, ma dopo un acceso, spesso aspro confronto delle idee.
Rischiamo grosso, anche perché il quadro nazionale non promette niente di buono: la vittoria della Lega, l’acquiescenza del PDL e l’insipienza dell’opposizione stanno di fatto spogliando l’Italia della sue potenzialità. Con il federalismo fiscale si attuerà, ci auguriamo vivamente di sbagliarci, il vero disegno di Bossi: la disgregazione dello stato nazionale, destinato a rimanere un guscio semivuoto, ed il trasferimento alle regioni di quasi tutti i poteri e, quel che più conta, di buona parte delle risorse.
Quando finalmente la gente se ne renderà conto sarà troppo tardi e non ci sarà partito del Sud da contrapporre a quello del Nord o meglio, se ci sarà, si risolverà in un tentativo velleitario e pericoloso.
Qualcosa di buono, comunque,  per la nostra città è pur venuto fuori dalle elezioni. Abbiamo finalmente di nuovo un consigliere regionale locale. Siamo certi che Giovanni Baldi saprà adoperarsi proficuamente per Cava perché è persona seria, dotata di buona esperienza e innegabili capacità. Ugualmente positiva è la riduzione a sette del numero degli assessori della giunta Galdi. Da tempo avanzavamo dubbi sullo spreco dovuto ai dieci assessori del recente passato. Una legge nazionale, finalmente, provvede ad arginare la moltiplicazione degli incarichi. Attendiamo dalla nuova maggioranza un’inversione rispetto al moltiplicarsi delle gabelle che negli ultimi anni ha trasformato in sudditi gli ex cittadini di questo novello Medioevo.

Panorama Tirreno, aprile 2010