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Increduli abbiamo detto addio a Peppe Catone
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Nel “Pulcinella” di Manlio Santanelli a un certo punto la vecchia zia convince la moglie del protagonista Fracanzani, gelosa di Colombina, dicendole: «Lei lo ha sulla scena, tu nella vita… e che cos’è la scena in confronto alla vita»; poi, poco dopo, si rivolge a Colombina: «Lei lo ha nella vita, tu sulla scena… e che cos’è la vita in confronto alla scena». Pensavo a queste battute a proposito della scomparsa di Giuseppe Catone. Noi, amici del teatro, abbiamo avuto Peppe per trent’anni con noi sulla scena, ma anche nella vita abbiamo condiviso diversi anni di amicizia. Forse per questo ci appare inconsolabile la sua repentina dipartita. Troppo rapida e troppo imprevedibile. Lo sappiamo, si suole dire spesso che tutti quanti “stamm sott’o cielo!”, ma non basta.
Peppino è entrato nel Piccolo Teatro al Borgo, come tanti di noi, che era un ragazzino, un giovanissimo studente. Nel febbraio scorso ha recitato per l’ultima volta da avvocato quarantacinquenne e padre di due bellissimi figli che adorava. Con “La vera storia del medico del pazzi” abbiamo girato in lungo e in largo l’Italia, abbiamo varcato i confini a bordo di un pulmino malconcio per recarci sul palco del Residence Palace di Bruxelles e al ritorno lo abbiamo dovuto trattenere per evitargli un furioso litigio alla frontiera con un finanziere arrogante e ignorante (proprio lui che era figlio di un ufficiale della Finanza). «Aiutammece» ripeteva ogni volta prima di entrare in scena, più per scaramanzia che per necessità. Non ha dato il tempo a nessuno di aiutarlo nel momento decisivo. Ora lo abbiamo perso sulla scena e nella vita. E ci mancherà, molto più di quanto potessimo solo immaginare, più di quanto è umanamente immaginabile nei momenti spensierati di una giovinezza in comune.
Ma mancherà soprattutto moltissimo alla mamma Lucia Salvo, ai figli Carlotta e Paolo, alla sorella Maria Cristina. A loro restiamo, increduli, vicini nel dolore (ep).

Panorama Tirreno, agosto 2007