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Peppe Muoio, decano di vita e di giornalismo
Enrico Passaro
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A 78 anni era lui il decano dei giornalisti, non solo nella città metelliana ma anche nella redazione di Salerno de “ll Mattino”. E a mia memoria le pagine della cronaca di Salerno del quotidiano napoletano hanno sempre portato come firma principale della corrispondenza da Cava de’ Tirreni il nome di Giuseppe Muoio. Sempre presente, sempre puntuale sulle notizie, Peppino era un profondo conoscitore della città che amava e di tutti i suoi abitanti. Era l’incarnazione della moderazione e dell’equilibrio e con queste sue qualità aveva la capacità di setacciare le informazioni, ripulendole dalle asperità e dalle esagerazioni dettate dall’emotività e dal cinismo che spesso inquina la cronaca e l’informazione in genere. Era il suo carattere quieto e accomodante a dettare i toni dei suoi articoli, ma anche la sua formazione culturale e politica, e la profonda ironia che gli consentiva di affrontare con leggerezza e quel tanto di saggezza temi talvolta scottanti o delicati.
Non sono stato suo allievo al liceo e ho avuto la “fortuna” di lasciare lo scientifico prima che lui arrivasse. Mi permetto affettuosamente una battuta - per il gusto solo della battuta - che forse lo avrebbe un po’ indispettito, come qualche volta capitava su certe mie affermazioni o commenti giornalistici che lui non condivideva, non tanto nei contenuti, quanto nella forma, credo, perché lui era un mediatore nato e io spesso non mi sono trovato sulla sua stessa lunghezza d’onda. In verità, tornando alla scuola, ho constatato più volte quanto fosse benvoluto tra i suoi studenti e glie lo riconosco senza remore, anzi, con gioia e ammirazione.
Per anni ha preso sulle sue spalle la responsabilità di continuare l’esperienza de “Il Castello”, altrimenti destinata a concludersi dopo la scomparsa di Mimì Apicella. Sono certo che lo ha fatto come atto d’amore, verso il vecchio direttore e verso la sua città, ai quali, entrambi, era legato da un legame profondissimo e impossibile da scalfire.
Non serve che sia io a scriverlo, perché era palese a tutti, ma Peppe Muoio, col suo modo di essere, di scrivere, di pensare, di insegnare, è riuscito in un’opera che è comune a pochi: quella di lasciare su questa terra il ricordo di una persona a cui tutti, in un modo o nell’altro, sentono di poter dedicare un pensiero di affetto.

Panorama Tirreno, marzo 2016