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cultura & società
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"Mmésca cavajola",
raccolta di canti, preghiere, ninnananne e
“stroppole”
Tradizione orale, giunta a noi dai nostri
genitori e arricchita dalla fantasia
di chi per gioco o per fede le raccontava
o le recitava
Carmine Santoriello
Mmesca cavajola
Raccolta di preghiere, favole,
ninnanonne,canti popolari, stroppole, sfottò…
Sagra del Monte Castello nella tradizione
popolare
Cava de’ Tirreni 1990
Oggi il Borgo si va estendendo sempre di
più, inglobando interi villaggi. L' asfalto ingoia i
campi e quei giardini che avevano dato a Cava la fama di
“piccola Svizzera”. Antichi palazzi scompaiono per
far posto ad anonimi casermoni di cemento. Le stesse torri del
gioco dei colombi, ultima testimonianza di una tradizione
prettamente cavese, si stanno a poco a poco sgretolando.
In questa realtà sociale tendente
alla massificazione, assume oggi un particolare significato
ripercorrere itinerari antichi, che consentano di recuperare e
di trasmettere alle nuove generazioni il senso della propria
identità culturale. E questa ricerca delle radici ci
appare, quindi, non come un crogiolarsi sterilmente nel
rimpianto di un mondo che non c'è più, ma come
tensione alla conoscenza del proprio passato, in tutti i suoi
aspetti, per una maggiore consapevolezza del proprio essere.
In questa chiave va interpretato il
lavoro di Carmine Santoriello, paziente e tenace ricercatore
negli archivi della memoria popolare di tutto un patrimonio di
stroppole e di preghiere, di tammurriate e di ninnananne, di
giochi dei bimbi (le conte) e di salaci sfottò, affidati
esclusivamente alla tradizione orale.
Il materiale raccolto proviene da tutto
il territorio cavese, ma, soprattutto, dal villaggio di
Pregiato, sovrastato dal bel campanile di Pignoloso Cafaro e
dove è tuttora attiva una famiglia di tammorrari , e da
S. Anna, immersa, (per quanto ancora?) nel verde e, forse,
proprio per questo legata, più di altri casali, alla
“cultura del focolare”.
Questa Mmésca cavajola offre
spunti di riflessione a linguisti e sociologi e può
essere letta con varie chiavi di ricerca. Ne emerge un mondo
schietto e spontaneo, pronto allo scherzo a volte pesante, e
alla risata, ma capace di produrre testimonianze di intensa
drammaticità. Dalla fede popolare nascono componimenti
vibranti di emozioni, in particolare sulla Passione di Cristo,
che ci ricordano le sacre rappresentazioni, ma che,
probabilmente, affondano le loro radici in arcaici riti
collettivi. Aprono, poi, molti interrogativi quanto ad
interpretazioni, le preghiere del Verbo di Dio. Interessante
è anche l' atteggiamento mentale, rivelato soprattutto
dalla favole, verso il mondo degli animali. Essi sono
protagonisti di episodi a sfondo moralistico, secondo i canoni
classici, (basti pensare a Fedro e a La Fontaine) o di
narrazioni in cui trionfano il buon senso e l’arguzia. Ma
c'è anche uno stretto rapporto di dipendenza economica,
addirittura di sussistenza, fra l'uomo e l' animale (come nella
favola ‘A vaccarella").
Dalla presentazione di Rita Taglè
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