La scomparsa di Padre Mellone
perdita gravissima per la città
Aveva realizzato 32 edizioni della Lectura Dantis
Metelliana
Ero a Cava solo per poche ore. Seppi e venni al
convento. Mi mancò il coraggio di salire alla tua camera e
così ti lasciai un abbraccio affettuoso tramite il buon Padre
Fedele. Ciao Padre Attilio! Che dirti ora? Parlare di te, esimio
dantista, di te che hai illuminato per anni le fredde (e spesso vuote)
giornate invernali con la parola della “Commedia” o dei
grandi nomi che hai portato a Cava o di generazioni intere di
scolaresche che affollavano le tue Letture? Non mi va. Mi sembra di
fare un torto alla tua intelligenza, alla tua sensibilità, tu
così schivo, tu così pienamente francescano! Voglio
salutarti, invece, come si saluta un amico, semplicemente. Dirti che
è stato un dono conoscerti. Ricordare alcuni momenti che
resteranno per sempre nel mio cuore. Benché tu fossi tanto
più grande di me, ti ho sempre visto come un ragazzo, con gli
occhi da ragazzo, il sorriso da ragazzo. E come fa un ragazzo con un
suo coetaneo, da quando mi ero trasferito a Bergamo, ogni volta che
t’incontravo sotto i portici, mi prendevi in giro. Io ti
manifestavo la mia gioia nel vederti, nel salutarti e tu a sfottermi
amabilmente: ” Io non sono che un povero francescano, tu ora
frequenti i cardinali importanti”. E alludevi alla mia
frequentazione, che mi onora profondamente, con mons. Capovilla,
già segretario personale di Giovanni XXXIII. E poi serio, spesse
volte mi dicevi che avresti tanto voluto farmi leggere un canto di
Dante “mi piacerebbe molto, ma lo statuto non lo consente”
(N.d.D. Solo gli accademici o gli ispettori scolastici). Ed io a dirti
che la cosa più importante era parlare di Dante con te,
confrontare con te ipotesi e tesi, come di frequente si faceva mentre
ti accompagnavo lungo lo Scacciaventi al tuo convento. Grazie Attilio.
Permettimi di chiamarti, ora, solo così. Grazie per la stima che
avevi nei miei confronti come quando mi ringraziavi in modo
sproporzionato per aver scritto, su questo e su altri giornali, un
pezzo a commento della “tua Lettura”. E quando poi sono
andato a vivere a Bergamo, tu, sorprendendomi enormemente, hai
continuato ad inviarmi il programma della “Lectura dantis”
e sempre, a mano, aggiungevi in calce un affettuoso pensiero. Credimi,
mi facevi felice. Il conoscere te è stato primieramente un
incontro intellettuale, eppure io che da laico amo a volte frequentare
i templi ma raramente i preti, mi onoravo di frequentare te anche come
ministro di Dio. Mi auguro che la Città di Cava sappia
dimostrarti riconoscenza e amore non dimenticandoti come, ahimè,
ha fatto con altri prima di te.
Spero che tu possa sorridere ora ancora e
più di prima. Ciao… Attilio!
Panorama Tirreno, dicembre 2005