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Cavese
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Mari, il dolore della città e della
famiglia
Adriano Mongiello
Abbiamo sfogliato le pagine, belle e
tristi della storia del calcio cavese e non ci siamo imbattuti
in un momento così enigmatico, così coinvolgente,
così straordinariamente avvolgente dal punto di vista
emotivo, così significativo per il tifoso acceso, o per
il tifoso sensibile, o ancora per il non tifoso.
Ricordiamo il dolore per la scomparsa di
Signorini, altro atleta ad indossare la maglia baincoblu numero
6, per la dipartita del presidentissimo Franco Troiano, per
l’addio dei nostri colleghi Angelo Canora, Pippo Tarallo,
Gino Avella. Ultima è giunta, solo pochi giorni fa,
quella di un grande appassionato cavese, Raffaele Senatore.
Rimarrà impressa nella nostra
memoria la compostezza della famiglia di Catello Mari, grande
insegnamento di come si riesca a soffrire in silenzio e con
dignità. Il giorno di Pasqua, a poche ore
dall’incidente mortale, siamo stati a rendere omaggio
alla famiglia dello scomparso, e non ci siamo imbattuti in
persone in preda ad urla di disperazione, ma nel fratello che,
di tanto in tanto, accarezzava ed annusava la divisa che il
fratello aveva indosso, il giorno prima, nella speranza di
abbracciarlo idealmente, e nel padre che ci sussurrava queste
parole, e che ci martellano come un picchio sull’albero:
«Vorrei trovare la forza per sentirmi, per qualche ora,
solo nel mondo ed ascoltare l’eco della voce di mio
figlio, che urla, ma che purtroppo non posso ascoltare».
Panorama Tirreno, maggio 2006
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