I numeri precedenti
PT5_2.pdf
PT5_2.pdf
Cavese
cavese logo.gif
Storia cittadina
Cava storica 12.jpg
Archivio
viaggi
Testata-1oltre.jpg
Testata-1.jpg
grafica metelliana.jpg
storia
Ramon Lojacono, l’uomo che vinse da solo
Nel 1977 portò la Pro Cavese in C dopo un torneo straordinario con due sole sconfitte
Raffaele Senatore
Lojacono.jpg
Il 19 settembre 2002 è morto a Palombara Sabina Francisco Ramon Lojacono, l’allenatore che il 22 maggio del 1977 riportò la Cavese, all’epoca momentaneamente Pro Cavese, in Serie C dopo ben 34 anni di campionati minori. Ramon quel campionato lo vinse “da solo”, senza alcun aiuto esterno, superando, anzi, la concorrenza agguerrita di squadre importanti come Potenza, Juve Stabia, Gallipoli, Martina Franca e Nardò.
Lojacono e la sua meravigliosa squadra perse solo due delle 34 partite, la prima a Martina Franca all’ultima giornata del girone di andata, e l’altra a Castellammare di Stabia. Per dare un’idea del valore assoluto di Lojacono come allenatore basti ricordare la scelta tattica compiuta qualche minuto prima di affrontare a Cava il Gallipoli l’otto maggio del 1977. Il Gallipoli era la quarta forza del campionato e si era da tempo schierato dalla parte della Juve Stabia. A Cava, alla terzultima di campionato, scelse di arroccarsi in difesa per costringere la Pro Cavese al pareggio. Lojacono, avuta fra le mani la lista degli ospiti, immediatamente escluse dalla sua formazione il libero titolare Porcelluzzi, arretrando, fra lo sbigottimento generale, il regista Gardini nel ruolo di libero alla Niels Liedholm, ed immettendo in attacco Cleto Cavuoto come terza punta al fianco di Scarano e Scardovi. Fu proprio il professorino beneventano a realizzare il gol della vittoria, dando ragione all’intuizione tattica di Ramon Lojacono!
Quel Ramon che io avevo incontrato e conosciuto agli inizi degli anni Sessanta a Firenze. Io ero all’inizio delle mie esperienze giornalistiche e lavoravo per “La Nazione”, lui arrivava alla Fiorentina dopo alcune burrascose e movimentate stagioni romane, durante le quali aveva mostrato di apprezzare molto, ricambiato in ugual misura, le grazie delle attrici più in voga. «Vieni, andiamo a Campo di Marte - mi disse un giorno Carlino Mantovani, il vice di Giordano Goggioli alla redazione sportiva -. Ti farò conoscere un fenomeno». Alludeva a Lojacono. Arrivammo al campo di allenamento della Fiorentina ed ammirai uno spettacolo indimenticabile. In campo c’era un calciatore, basso, tarchiato, dal collo taurino e con dei quadricipiti ipertrofici come mai li avevo visti prima. Lui e due palloni erano a dieci metri buoni dall’area di rigore; la porta era indifesa; c’erano solo due drappi rossi, potevano essere di un metro quadrato, che penzolavano dagli incroci dei pali; sulla linea di fondo il buon Farabullini, storico massaggiatore della Fiorentina e della Nazionale, per rilanciare i palloni. Il calciatore era Francisco Ramon Lojacono, oriundo argentino, otto volte “azzurro” con cinque reti all’attivo, lui, mezzala. I suoi tiri da fermo erano autentiche cannonate, della stessa potenza di Gigi Riva, che avrei conosciuto qualche anno dopo. La sua precisione impressionante. Il pallone, scagliato con la violenza di una fucilata, coglieva sempre il drappo rosso all’incrocio dei pali, ora quello di destra, ora quello di sinistra…
L’uomo Cisco era eccezionale. Umile, leale, conosceva e praticava la generosità e la riconoscenza. L’anno dopo aver regalato alla Pro Cavese la Serie C si mostrò signore generoso e riconoscente anche con la sua vecchia società… Quella stessa che oggi, con dirigenti indegni di rappresentare la Cavese, ha scientemente omesso di fermarsi per un minuto di raccoglimento, doveroso tributo ad un grande, vittorioso condottiero aquilotto del passato, all’inizio di una partita ufficiale, giocata il giorno dopo i funerali del compianto Cisco Ramon Lojacono.