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cultura & società
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Il primo “Mister” del calcio italiano
Storia di Garbutt (e non solo) in un libro di Biagio Angrisani
Arrivò dall’Inghilterra e allenò anche il Napoli
Biagio Angrisani
Mister William Thomas Garbutt
Ed. La Campanella 2004
223 pagine • euro 14
Biagio Angrisani ha scritto un libro, un libro di storia. Anzi, un libro tre
volte di storia, perché è insieme la storia di un personaggio, la storia di un lungo periodo del calcio
italiano e infine uno spaccato storico del nostro Paese negli anni dall’avvento del fascismo all’immediato dopoguerra. Così, avrebbe potuto scrivere tre libri, il nostro Biagio, ma ha preferito tirar
fuori un romanzo in cui ha descritto le vicende e le vicissitudini di una
figura particolarmente significativa del nostro calcio e per farlo ha condotto
una scrupolosa ricerca e descrizione dei fatti sociali, politici, economici e
puramente calcistici che hanno fatto da cornice al personaggio raccontato.
William Thomas Garbutt fu un grande allenatore, forse il primo ad essere
appellato “Mister”, giunto in Italia dall’Inghilterra nel 1912. Allenò a più riprese il Genoa, poi la Roma, il Napoli, il Milan. La sua carriera fu
bruscamente interrotta dalle restrizioni fasciste nei confronti degli stranieri
e in particolare dei nemici inglesi); passò gli anni della guerra come internato in località isolate (tra cui anche la vicina Acerno); sua moglie, che condivise con lui le
ristrettezze imposte dal regime, morì sotto un bombardamento; si nascose e cambiò identità per sfuggire ai campi di concentramento nazisti; poi gli alleati gli ridiedero
la libertà e la dignità di cui era stato privato e tornò a sedere sulla panchina del Genoa ancora per qualche anno.
Un tale personaggio, così “british” ma così appassionato del suo lavoro, espressione di un calcio romantico forse
definitivamente perduto, ha solleticato la curiosità di Angrisani, che ha voluto approfondire come più non si potrebbe la conoscenza di mister Garbutt, andando alla ricerca di
documenti e testimonianze per altri irreperibili. Ed ha realizzato che
limitarsi a raccontare le sue vicende calcistiche avrebbe fornito un quadro
troppo parziale. Meglio un romanzo, con un inquadramento storico sempre
incombente, alle volte preponderante sullo stesso protagonista, ma che
sicuramente ci aiuta a comprendere non solo lo spessore del personaggio, ma
anche il rapido evolversi del fenomeno calcistico, passato da prodotto d’imitazione d’oltremanica ad evento imperiosamente affermatosi in un’Europa per altri versi divisa e spaccata, fino a diventare nostro sport
nazionale. Il tutto, all’ombra di un periodo della storia che oggi qualcuno vorrebbe rimettere in
discussione, “revisionare” come si dice, ma che nelle pagine di Angrisani - come in quelle di tutti coloro
che hanno saputo rimettere insieme i fatti senza azzardare interpretazioni
intese a minare le fondamenta del rispetto dei diritti civili e democratici che
da quella tragedia si erano profondamente instaurati nella cultura della nuova
Europa - riappaiono in tutta la loro crudezza e inappellabile follia. Ed è stata un’operazione meritoria da parte del buon Biagio.
La prefazione del libro è curata da Antonio Ghirelli, un maestro del giornalismo sportivo italiano, che
condivide con l’autore l’origine campana e che, in qualche modo, deve a questo lavoro il merito di aver
risvegliato il ricordo: “Thomas Garbutt, detto Willy, allenava ancora il Napoli quando io frequentavo le
elementari e cominciavo appena a tifare per la squadra azzurra … Angrisani ci ha costruito su uno dei più bizzarri romanzi sportivi che mi sia mai capitato di leggere, così ricco di particolari, così articolato nel tempo e nello spazio del secolo scorso…”. Questo “Mister” di Biagio Angrisani ha un ulteriore pregio documentale: contiene nelle ultime
pagine un prezioso indice dei personaggi (più di 750 nomi) e delle squadre (circa 150, fra cui, naturalmente, anche la
Cavese) citati nel corso della narrazione. Una prova del certosino lavoro di
ricerca e approfondimento da parte dell’autore.
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