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storia
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Il monumento di Amalfi a Flavio Gioia
fu opera del cavese Alfonso Balzico
Arturo Infranzi
Ecco tutta la storia di uno dei
più belli e famosi lavori realizzati dall'insigne
scultore. La statua fu premiata all'Esposizione Universale di
Parigi nel 1900.
La bussola, per uso nautico, era nota in
Cina sin dal quarto secolo dopo Cristo. Tra i primi a servirsi
della bussola nel Mediterranneo furono i marinai amalfitani nei
loro viaggi verso l'Egitto e la Siria, perfezionandola e
diffondendola intorno al 1100-1200 quando i trasporti e i
commerci iniziarono a moltiplicarsi anche sotto la spinta delle
Crociate.
Lo scultore cavese Alfonso Balzico (Cava
1825 - Roma 1901) era stato molto colpito dal personaggio di
Flavio Gioia tanto che gli dedicò ben due lavori. Uno
all'inizio della sua carriera artistica e uno in età
più matura. Come ricorda il professor G. Trezza,
biografo del Balzico, lo scultore realizzò - intorno ai
27 anni - un busto colossale di Flavio Gioia (riportato dalla
rivista Poliorama, novembre 1853) e secondo Michele Lassona,
altro biografo del Balzico, il busto doveva trovarsi nella
reale Accademia delle Belle Arti di Napoli. Il modello in
gesso, oltre il naturale, si trova adesso nella Galleria d'Arte
Moderna e Contemporanea di Roma.
La seconda volta che Balzico
dedicò la sua attenzione al “personaggio Flavio
Gioia” fu quasi alla fine del secolo scorso. L'opera
è ad Amalfi e per la sua realizzazione lo scultore
utilizzò come modello il busto che tanti anni prima
aveva lavorato. La rivista Il Torneo (12 agosto 1892) narra:
“zitto, zitto, tranquillo, tranquillo, ne modellò
la statua nel suo studio di Santa Susanna in Roma: il Flavio
Gioia, col il suo abito marinaresco del'300 fissa l'occhio
sulla scatoletta della bussola, e col dito della mano destra
segue la direzione dell'ago. Sul volto maschio è come
l'accenno di un sorriso, e nell'occhio malizioso brilla il
pensiero dell'uomo, che dice allo strumento: te l'ho
fatta!”
Il Trezza ricorda che nel 1892 a Genova
fervevano preparativi per festeggiare il quarto centenario
della scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo e
anche ad Amalfi si pensò di commemorare colui che,
secondo il verso del Panormita, la rese gloriosa: “primam
dedit mautis usum magnetis Amalphis" e additò il
cammino ai grandi viaggiatori. Nella città salernitana
si seppe che lo scultore Balzico, all'epoca residente a Roma,
aveva già realizzato un Flavio Gioia e pare che tal
Nicolangelo Protopisani, facoltoso amalfitano offrì allo
scultore un anticipo di 4.000 lire per la realizzazione di una
statua del Gioia, promettendone altre seimila alla fine del
lavoro. Ma gli amalfitani non misero assieme la restante somma
e il Balzico chiese l'annullamaneto del contratto. La statua,
però era stata fatta e partecipò anche
all'Esposizione Universale di Parigi (1900), ottenendo in
premio una medaglia d'oro. Terminata la mostra parigina, la
statua tornò a Roma il 2 febbraio 1901 proprio mentre il
grande scultore moriva. Il Flavio fu esposto poi per molti anni
al Museo Balzico a Roma, museo privato inagurato nel 1907 dalla
Regina Margherita.
Successivamente alcune opere
dell'insigne artista, destinate a Cava de' Tirreni, furono
rifiutate e quando gli eredi del Balzico nel 1917 decisero di
chiudere il museo privato, donarono tutte le opere alla
Galleria di Arte moderna e Contemporanea di Roma.
La statua di Flavio Gioia fu acquistata
dalla città di Amalfi. L'inaugurazione avvenne nel 1926
in piazza Duomo. In tempi più recenti l'opera
però venne trasferita nel piazzale antistante, nel luogo
ove tuttora è collocata.
Bibliografia:
G. Trezza, “Alfonso
Balzico, scultore cesareo di Vittorio Emanuele II”, Cava
de’ Tirreni 1913;
Michele Lessona, “Alfonso
Balzico, con ritratto dello scultore e monumento al duca di
Genova”, Torino 1877;
Enciclopedia Treccani
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