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Il monumento di Amalfi a Flavio Gioia
fu opera del cavese Alfonso Balzico
Arturo Infranzi
Ecco tutta la storia di uno dei più belli e famosi lavori realizzati dall'insigne scultore. La statua fu premiata all'Esposizione Universale di Parigi nel 1900.

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Flavio Gioia non è mai esistito, è un personaggio immaginario al quale la tradizione ha voluto attribuire l'invenzione della bussola. L'Enciclopedia Treccani offre una dettagliata descrizione in merito, partendo dall'errore commesso da G.G. Giraldi che nella sua opera De re nautica (1540) attribuì senza'altro l'invenzione della bussola “a tale Flavio di Amalfi”. Indicato dagli scrittori posteriore come Flavio di Amalfi o Flavio Campano, diventò finalmente Flavio di Gioia a opera dello storico Mazzella nella Descrizione del Regno di Napoli. Evidentemente il Mazzella voleva indicare correggendo, quello che a suo parere era il vero luogo natìo del presunto Flavio, e non il suo cognome. In seguito la particella “di” scomparve e rimase quindi definitivamente il nome Flavio Gioia. In sostanza tutta la vicenda parte dalla deformazione del nome di Flavio Biondo che nel 1453 (circa) diede notizia nella sua Italia Illustrata che la bussola era stata perfezionata dagli amalfitani.
La bussola, per uso nautico, era nota in Cina sin dal quarto secolo dopo Cristo. Tra i primi a servirsi della bussola nel Mediterranneo furono i marinai amalfitani nei loro viaggi verso l'Egitto e la Siria, perfezionandola e diffondendola intorno al 1100-1200 quando i trasporti e i commerci iniziarono a moltiplicarsi anche sotto la spinta delle Crociate.
Lo scultore cavese Alfonso Balzico (Cava 1825 - Roma 1901) era stato molto colpito dal personaggio di Flavio Gioia tanto che gli dedicò ben due lavori. Uno all'inizio della sua carriera artistica e uno in età più matura. Come ricorda il professor G. Trezza, biografo del Balzico, lo scultore realizzò - intorno ai 27 anni - un busto colossale di Flavio Gioia (riportato dalla rivista Poliorama, novembre 1853) e secondo Michele Lassona, altro biografo del Balzico, il busto doveva trovarsi nella reale Accademia delle Belle Arti di Napoli. Il modello in gesso, oltre il naturale, si trova adesso nella Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
La seconda volta che Balzico dedicò la sua attenzione al “personaggio Flavio Gioia” fu quasi alla fine del secolo scorso. L'opera è ad Amalfi e per la sua realizzazione lo scultore utilizzò come modello il busto che tanti anni prima aveva lavorato. La rivista Il Torneo (12 agosto 1892) narra: “zitto, zitto, tranquillo, tranquillo, ne modellò la statua nel suo studio di Santa Susanna in Roma: il Flavio Gioia, col il suo abito marinaresco del'300 fissa l'occhio sulla scatoletta della bussola, e col dito della mano destra segue la direzione dell'ago. Sul volto maschio è come l'accenno di un sorriso, e nell'occhio malizioso brilla il pensiero dell'uomo, che dice allo strumento: te l'ho fatta!”
Il Trezza ricorda che nel 1892 a Genova fervevano preparativi per festeggiare il quarto centenario della scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo e anche ad Amalfi si pensò di commemorare colui che, secondo il verso del Panormita, la rese gloriosa: “primam dedit mautis usum magnetis Amalphis" e additò il cammino ai grandi viaggiatori. Nella città salernitana si seppe che lo scultore Balzico, all'epoca residente a Roma, aveva già realizzato un Flavio Gioia e pare che tal Nicolangelo Protopisani, facoltoso amalfitano offrì allo scultore un anticipo di 4.000 lire per la realizzazione di una statua del Gioia, promettendone altre seimila alla fine del lavoro. Ma gli amalfitani non misero assieme la restante somma e il Balzico chiese l'annullamaneto del contratto. La statua, però era stata fatta e partecipò anche all'Esposizione Universale di Parigi (1900), ottenendo in premio una medaglia d'oro. Terminata la mostra parigina, la statua tornò a Roma il 2 febbraio 1901 proprio mentre il grande scultore moriva. Il Flavio fu esposto poi per molti anni al Museo Balzico a Roma, museo privato inagurato nel 1907 dalla Regina Margherita.
Successivamente alcune opere dell'insigne artista, destinate a Cava de' Tirreni, furono rifiutate e quando gli eredi del Balzico nel 1917 decisero di chiudere il museo privato, donarono tutte le opere alla Galleria di Arte moderna e Contemporanea di Roma.
La statua di Flavio Gioia fu acquistata dalla città di Amalfi. L'inaugurazione avvenne nel 1926 in piazza Duomo. In tempi più recenti l'opera però venne trasferita nel piazzale antistante, nel luogo ove tuttora è collocata.

Bibliografia:
• G. Trezza, “Alfonso Balzico, scultore cesareo di Vittorio Emanuele II”, Cava de’ Tirreni 1913;
• Michele Lessona, “Alfonso Balzico, con ritratto dello scultore e monumento al duca di Genova”, Torino 1877;
• Enciclopedia Treccani
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