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editoriale
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Vinca il migliore per il bene di tutti
Enrico Passaro
Avevamo lanciato l’avvertimento già dal numero scorso: il risultato del voto a Cava per le elezioni politiche non
può considerarsi presago di un’analoga conclusione per le amministrative. I motivi di questa nostra convinzione
li abbiamo spiegati la volta scorsa e non è il caso di stare a ripetersi. Se proprio qualcuno fosse interessato alle nostre
elucubrazioni può andare a rileggersi il pezzo sul nostro sito.
Se le nostre considerazioni fossero del tutto sballate (la politica non è una scienza esatta), allora il candidato del centrosinistra Luigi Gravagnuolo
non avrebbe da dormire sogni tranquilli fino al 28 maggio o forse potrebbe già rassegnarsi. Il dato delle politiche dice che il centrodestra ha circa 20 punti
di vantaggio sull’Unione e Forza Italia è il primo partito a Cava. Ci sarebbe abbastanza per considerare chiusa la
partita.
Ma Gravagnuolo non è tipo da rassegnarsi. Innanzitutto perché da alcune sue dichiarazioni pare di capire che condivida abbastanza la nostra
teoria sull’oscillabilità del voto dei cavesi; e poi perché il suo iperattivismo di questi ultimi mesi, supportato per la verità da una concretezza di contenuti e di approcci, costituisce sicuramente un peso
sul piatto della bilancia, se confrontato con il vuoto o il poco (ad essere
generosi) dei suoi avversari e in particolare di quello che dovrebbe essere
accreditato (sempre sulla base del voto del 9 e 10 aprile) come il suo
antagonista più forte, il sindaco uscente Alfredo Messina. Quest’ultimo ha sì dalla sua un patrimonio presunto di quasi diecimila preferenze assegnate a
Forza Italia il mese scorso, ma soffre anche del peso di un quinquennio (anzi,
di un quadriennio, considerato l’ultimo anno di commissariamento del Comune) di amministrazione sostanzialmente
fallimentare.
Volendo anche, per carità di patria, evitare di ritornare sul mortificante dimissionamento da parte dei
suoi stessi alleati (che ha riportato a Cava la figura del commissario
prefettizio già sperimentata ai tempi delle maggioranze assolute Dc di abbriana memoria), che
bilancio possiamo trarre dai quattro anni precedenti di amministrazione?
Registriamo uno sprezzante abuso delle consulenze (quelle sì pesano sulla bilancia, o meglio, sui bilanci!), un pretenzioso decisionismo,
che gli ha alienato anche la fiducia di parte dei suoi alleati, un’incongruente finalizzazione di tale decisionismo, che ha lasciato poche o nulle
tracce sul territorio.
Ora, prima di arrivare ad un eventuale ballottaggio con Gravagnuolo, Messina
dovrà confrontarsi nell’ambito del centrodestra anche con il suo maggiore oppositore interno, quel
Giovanni Baldi, che reputa di poter contare su un seguito personale non
indifferente, sulla base delle simpatie espresse dagli elettori sia alle
regionali dello scorso anno che, in parte, alle ultime politiche. Finalmente
anche per lui arriva il momento di una verifica concreta e definitiva delle sue
potenzialità.
Nel rush finale che ci condurrà al responso delle urne, infine, registriamo la più buffa delle situazioni, a conferma del fatto che la politica talvolta, se
guardata con un pizzico d’ironia, può anche risultare divertente: il candidato del centrosinistra (Gravagnuolo) ha
promesso ai cavesi mille posti di lavoro, l’abolizione dell’ICI per le prime case e la trasformazione della tassa sui rifiuti in tariffa;
quello di centrodestra (Messina) ha considerato demagogiche tali promesse (ma
il suo leader non ha provato ad alimentare le stesse aspettative negli
italiani?). Dite un po’ se tutto ciò non è buffo!
La tattica comunicativa di Gravagnuolo tende a dimostrare che vincerà non chi la spara più grossa, ma chi riuscirà a dimostrarsi credibile e conquistare la fiducia degli elettori sul fatto che
quanto viene promesso in campagna elettorale sarà poi mantenuto. Le urne daranno infine il responso. Intanto, auguri a tutti i
candidati e vinca il migliore. La città ne ha davvero bisogno.
Panorama Tirreno, maggio 2006
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