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editoriale
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Eppure Cava non è di destra!
Enrico Passaro
Ma Cava è di destra o di sinistra? La domanda ricorre spesso, specie nei periodi di
commenti post-elettorali. L’ultimo risultato, quello delle regionali, ha dato voce ai conservatori e
benpensanti: “Vedete? Nella Regione di Bassolino, nell’Italia in cui crolla e si dissolve il berlusconismo, la città metelliana premia il centro destra ancora intorno al 50%”. Di uguale opinione sono anche i più depressi del centro sinistra, quelli fatalisti e rassegnati che non perdono mai
occasione per sostenere che la città di Abbro non potrà mai strizzare l’occhio alle forze progressiste, con ciò cercando una pretestuosa giustificazione alla propria incapacità propositiva.
I più hanno finito ormai per uniformarsi a questa opinione: Cava è città di destra! Andando un po’ controcorrente, mi permetto di dissentire o perlomeno di esprimere qualche
dubbio sull’infallibilità del teorema. Non era di destra la piazza che per ben due volte ha acclamato
Fiorillo sindaco. Siccome ho buona memoria, andando indietro nel tempo ricordo
anche che in tutti gli anni ’70, nelle occasioni in cui non agiva massicciamente il condizionamento
clientelare della Dc di Abbro (provinciali e politiche), il vecchio Pci
risultava quasi sempre il primo partito. E, come ricorda molto correttamente
Mario Avagliano nelle pagine del Novecento cavese da noi pubblicate (se volete
potete andare a rileggervele sul nostro sito www.panoramatirreno.it) appariva
ben poco di destra la borghesia di questa città che fin dagli anni ‘50 decise di sostenere massicciamente un comunista ortodosso come Riccardo
Romano, portandolo in Parlamento, prima al Senato e poi alla Camera.
Il dato delle ultime elezioni poi non è così scontato e certamente è fortemente condizionato da una certa personalizzazione del voto. Il “fattore Baldi” ha inciso notevolmente. Per una volta (capita di rado) i cavesi hanno cercato
un cavese da eleggere ed hanno scelto quello che reputavano più rappresentativo, indipendentemente dal colore. Non era un “vento di destra” ma un vento di “cavesità”.
Semmai, sarebbe buona cosa se il centrosinistra si interrogasse ancora una volta
sulla sua capacità di candidare figure che catalizzino voti. E’ una questione da porre con urgenza. Le comunali sono ormai alle porte e il nome
del pretendente a sindaco è ancora “l’oggetto misterioso” dell’Unione. Secondo logica, sull’altro fronte si prospettano, oltre a Messina, almeno altre due candidature forti
(Baldi e Galdi), ma nella baraonda della politica attuale è stato anche ipotizzato che uno dei due (se non addirittura entrambi) possa essere cooptato. Pigrizia, poca o troppa
fantasia da parte del centrosinistra?
Insomma, tralasciando le miserie degli strateghi politici locali e tornando al
tema iniziale, è dimostrato che quando ci si muove con saggezza, coerenza e unità d’intenti, il presunto spirito conservatore, se non reazionario, della città si dissolve e l’elettorato premia, anche con entusiasmo, le buone intenzioni progressiste. Credo
che sarebbe disposto a confermare la sua benevolenza verso la sinistra anche
stavolta, specialmente stavolta, dopo l’inconcludente gestione Messina.
E’ bene tenerlo ben presente in questo momento di scelte che esigono anche un po’ di coraggio. Sarebbe un imperdonabile suicidio ripetere il prossimo anno gli
stessi errori di quattro anni fa.
Panorama Tirreno, maggio 2005
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