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editoriale
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Appello per Cava
Enrico Passaro
Diciamo la verità, è da un po’ di tempo che qualche cavese più distaccato nutre invece dubbi sui meriti e le qualità attuali di questa città.
Si dice: «Cava non è più la stessa. Il degrado, l’abbandono, la mancanza di prospettive e di iniziative, la perdita di identità, la carenza di orgoglio, la rendono diversa e peggiore di quella che è sempre stata fino a solo un decennio fa». Non è difficile riscontrare commenti di questo tipo. Ascoltare quindi i giudizi che
ho ascoltato io dal mio ex compagno di Roccapiemonte induce a qualche
riflessione positiva. Allora a Cava non c’è tutto il peggio che vedono i più pessimisti; ancora si possono ascoltare valutazioni lusinghiere come le
ascoltavamo 40 anni fa; ancora questa valle metelliana presenta i caratteri
della diversità e di una qualità che qualcuno di noi ha visto perdute.
Forse è pura illusione, forse è un malinconico tentativo di appigliarsi ad una speranza, ma vorrei che a Cava
si tornasse a credere nelle antiche caratteristiche di una cittadina civile che
ha coltivato nei secoli i tratti positivi della sua identità e della sua diversità. Ce un enorme bisogno che siano proprio i cavesi a crederci davvero, a crederci
di nuovo, perché abbiano, abbiamo, la forza e il coraggio di tornare a investire concretamente,
e non solo a parole, sulle nostre potenzialità. Vorremmo sentire parole di fiducia e di speranza dalle bocche degli
amministratori locali e delle opposizioni, ma anche dei commercianti, degli
imprenditori, dei professionisti, delle associazioni culturali, dei gruppi di
volontariato. Vorremmo rivedere tracce di progetti, di investimenti, di idee,
di proposte culturali, di soluzioni di crescita, di arredo urbano, di
promozione, eccetera eccetera.
Se un non cavese che frequenta Cava da più di 40 anni ancora sostiene che questa città ha le peculiarità di una vivibilità non comune, bisogna credergli ed è doveroso cercare di risvegliare uno spirito d’iniziativa che temiamo di aver perso per sempre. Su queste pagine, che viaggiano
ormai solo sul web, vorremmo aprire un dibattito, una discussione su questi
argomenti. Fatelo, se ci credete, facciamolo utilizzando gli strumenti della
rete, dalle e-mail a Facebook, in tutti gli spazi dove sono presenti- Panorama
Tirreno e gli altri giornali cittadini. Mettiamo le nostre idee al servizio
della città.
Panorama Tirreno, luglio 2013
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