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editoriale
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Il ritorno della politica
Enrico Passaro
Che gran fatica chiudere questo numero. Fra le vicende della Cavese e quelle
dell’amministrazione comunale, abbiamo dovuto più volte rimandare l’uscita, per cercare di dare un’informazione attendibile e aggiornata. Ogni giorno eravamo in attesa della
notizia definitiva, del fatto conclusivo di due vicende intricate. Per quanto
riguarda la Cavese, rimandiamo la lettura alle pagine sportive, conservando la
riserva e trattenendo il fiato sulla prospettiva di ripescaggio in C1; sulla
vicenda della sfiducia al sindaco Messina poi temo che, se dovessimo aspettare
la fine del film, Panorama Tirreno rischierebbe di uscire a Natale. E allora,
andiamo avanti per approssimazione, con la consapevolezza che quando questo
giornale sarà in edicola i fatti potrebbero aver superato i nostri resoconti.
Dunque, un gruppo di consiglieri comunali, in parte della maggioranza e in parte
dell’opposizione, hanno deciso di sfiduciare il sindaco davanti a un notaio. Siamo
del parere che la vita politica e amministrativa devono rispondere a precise
regole di comportamento democratico, per cui le sedi preposte a simili
decisioni (tanto più gravi esse siano) devono essere rispettivamente il parlamento e le aule
consiliari. Già un certo stile di governo negli ultimi tempi ci ha abituato allo svilimento
delle sedi parlamentari, non vorremmo che l’insana tendenza prendesse definitivamente piede anche nei parlamentini locali.
Al di là di queste considerazioni resta il fatto: Alfredo Messina non gode più della fiducia degli esponenti del suo stesso partito. Ora egli potrà cercare di dimostrare l’illegittimità del metodo adottato per sfiduciarlo e polemiche e ricorsi seguiranno sull’argomento. Fanno parte della giostra continua di questi ultimi tempi, in cui si
fa peso molto sulle forme per distrarre dalla sostanza dei fatti. Ma il fatto
concreto è che la persona che era stata candidata dal centrodestra e votata dalla
maggioranza dei cavesi nel 2001, non solo non è più gradita a buona parte degli esponenti della sua coalizione, ma questi ultimi
hanno addirittura deciso di accelerare i tempi della loro presa di distanze dal
primo cittadino. Un commissario prefettizio gestirà la normale amministrazione nel comune di Cava fino alla primavera prossima.
Parliamoci chiaro: non ci sarà quindi un ricorso anticipato alle urne. Nel 2006 dovevano avvenire, nel 2006
avverranno. Perché allora tanto agitarsi? Si fa in questi giorni un gran parlare di “tradimenti”, di “desiderio di protagonismo”, di “grandi manovre”. Al di là di tutto, il significato di ciò è principalmente politico. Senza dubbio Giovanni Baldi avrà voluto gettare le basi di una sua prossima candidatura, avrà voluto ritessere i legami con Marco Galdi evitando un nuovo confronto; ma in
concreto ci sono da registrare alcuni elementi fondamentali: 1) il profondo
malcontento nei confronti di uno stile di gestione mal sopportato per lungo tempo e
considerato a questo punto inaccettabile; 2) la grave crisi di Forza Italia, un
“non partito” che in un decennio è riuscito a rimanere tale dal livello nazionale a quelli locali ed il cui
destino è ineluttabilmente legato a quello del suo leader e fondatore; 3) il bisogno di
ritrovare una via “normale” alla conduzione della città, senza demagogie, assolutismi, furbizie e arroganze.
La sinistra non ha bisogno di un grosso agitarsi in questo momento, laddove
nessuno meglio degli esponenti stessi del centrodestra sono in grado di fare
danno a se stessi. È però necessario dare subito l’idea di unità e di chiarezza di intenti, palesare un progetto vero per la città, far capire in maniera certa cosa si intende fare per Cava e perché.
Sta per tornare il momento della “politica”, quella basata sul confronto di idee e non di volti, sui programmi e non sugli
slogan, sugli uomini che operano in sinergia e non sui capipopolo. E
soprattutto, dovrà tornare il rispetto per la cosa pubblica, per i cittadini, per il bene comune.
Impariamo a considerare e a valorizzare le risorse di cui si dispone,
economiche ed umane, rinunciando all’uso indiscriminato del potere.
Nei prossimi mesi su queste basi dovrà fondarsi la sfida per il governo della città. La gente saprà evitare gli errori del passato e vorrà premiare chi avrà le idee più chiare.
Panorama Tirreno, luglio 2005
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