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editoriale
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Gravagnuolo, un uomo solo al comando!
Enrico Passaro
“Un uomo solo al comando”! Non è Coppi sui traguardi alpini e non è annuncio di trionfo. In questo caso è un preoccupante segnale di solitudine per il sindaco di Cava. Era stato eletto
due anni fa ed era in buona compagnia: oltre che da un considerevole consenso
popolare era circondato da amministrazioni e governo di centrosinistra a
livello provinciale, regionale e nazionale. L’ondata di aprile del post Mastella e del post “mondezza” napoletana ha ridisegnato il contesto ambientale in cui il nostro Gravagnuolo è ora costretto a muoversi. A Roma c’è di nuovo Berlusconi, più in sella che mai; a Napoli e a Salerno formalmente non è cambiato nulla, ma la coalizione governativa gode di preferenze superiori al
50%. Salvo imprevisti, è facile immaginare che l’era Bassolino si avvii inesorabilmente verso il passaggio di consegne al
centrodestra. A meno che… A meno che per le prossime regionali non si trovi il coraggio politico, scevro
da tatticismi e pseudo investiture dinastiche, di affidarsi nella corsa al
Palazzo di Santa Lucia all’unica persona degna di meritarsi la stima e la fiducia necessarie per diventare
il nuovo governatore: il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Staremo a vedere.
A Cava la distanza fra i due schieramenti è stata di ben 15 punti (56% contro 31% a favore del Popolo delle Libertà). Sul risultato molti hanno ricominciato a fornire la solita interpretazione
dei fatti. Quale? Ma è ovvio: “Cava è sempre stata profondamente conservatrice, sostanzialmente di destra”.
Spiegheremo ancora una volta che questa interpretazione non ci convince.
Innanzitutto l’esito del voto metelliano non è dissimile da quello del circondario, solo un po’ più accentuato. Ma al di là di questo, vorrei capire come si spiegherebbe il fatto che negli ultimi
quindici anni, esauritosi l’innamoramento quarantennale nei confronti di Eugenio Abbro, questa cittadina
conservatrice ha voluto tre sindaci di centrosinistra (due volte Fiorillo e
Gravagnuolo) e una sola volta un sindaco di centrodestra (Messina). Vorrei
ancora capire come mai in sessant’anni di Stato repubblicano questi elettori di destra hanno mandato al Parlamento
tre propri concittadini candidati nelle file della sinistra (Riccardo Romano,
Flora Calvanese e Felice Scermino) e un solo democristiano, fra l’altro neanche candidato nel nostro collegio (Giovanni Amabile). Ricordo ancora
che anche nell’era di re Abbro, mentre nelle elezioni comunali o regionali l’adesione al suo partito era spesso da maggioranza assoluta, quando si votava per
il Parlamento o per la Provincia buona parte delle preferenze si spostava a
sinistra.
Insomma, l’andamento degli elettori cavesi è quanto meno ondivago, mai scontato, certamente deciso caso per caso. E in
questo caso Gravagnuolo e la sua maggioranza devono sentirsi come nel fortino
assalito dagli Apache. L’orientamento politico generale unanime e di uguale segno che aveva accolto il
suo arrivo trionfale si è infine disgregato tutt’intorno. Non per sua colpa. Il primo cittadino gode apparentemente ancora della
stima dei suoi elettori, ma i suoi riferimenti, certo, cominciano a vacillare,
eccezion fatta per l’amico sindaco di Salerno. Anche nella sua stessa maggioranza, tra contraddizioni
dell’ex Margherita, terremoto Udeur, crollo della sinistra comunista e scarsa
generosità dei suoi “amici” ex Ds, non si respira una bell’aria.
Dopo due anni vissuti, pur tra difficoltà, ma ancora nell’onda della popolarità, il suo cammino adesso è tutto in salita. Finora Gravagnuolo ha fatto intendere, a ondate o a sprazzi,
di avere personalità e senso della responsabilità; ora queste qualità dovranno esprimersi al meglio, senza cedimenti e con grande vigore. L’appuntamento del 2011, che pareva così lontano nel 2006, ora è a due passi. Per il Millennio della Badia, Cava o sarà quella che lui ci ha fatto immaginare in campagna elettorale o non sarà, ovvero sarà un’informe e anonima periferia provinciale, densa di ricordi e nostalgie ma priva
di anima, disperatamente partecipe dei disegni della criminalità organizzata di cui negli ultimi tempi si avvertono pericolosissimi segnali.
Panorama Tirreno, giugno 2008
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