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editoriale
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Questo giornale, le idee, gli amici, i ricordi,
le prospettive
il numero 1 del 2 gennaio 1991
di Panorama Tirreno)
Enrico Passaro
La vigilia di quel 29 dicembre 1990 fu agitata come tutte le vigilie. Biagio
Angrisani ed io eravamo emozionati e molto stanchi. Litigammo, come in tutte le
vigilie che si rispettino. Diciamo che discutemmo animatamente, che era il
nostro modo di litigare. L’iscrizione al tribunale di Salerno era stata registrata il 5 dicembre. Il mio
primo editoriale per Panorama Tirreno era stato scritto qualche notte prima, a
letto, mentre in casa si dormiva. La vigilia di Natale l’avevo trascorsa in laboratorio a video-impaginare, con gli immancabili problemi
tecnici, di cui il più vistoso furono i font di stampa inadeguati, per cui fummo costretti a scegliere
una grafica completamente diversa per la testata. Poi le prime copie in
tipografia, l’organizzazione della distribuzione, gli inviti ai colleghi, l’allestimento della sala. Infine il prodotto ci pareva dignitoso, anche se ci
vedevamo, e c’erano, mille difetti.
Presentammo il nuovo giornale quella mattina alla Biblioteca Comunale. C’erano Mimì Apicella, Lucio Barone, Raffaele Senatore, infine arrivò anche Filippo D’Ursi, che tre giorni dopo ci avrebbe lasciato improvvisamente. A pensarci, oggi
non c’è più nessuno di loro, eppure li sentiamo ancora tanto vicini. C’era la nostra costituenda redazione, con Rocco Alfano, Luciano D’Amato, Antonio Donadio, Rossella Lambiase, Adriano Mongiello, Pier Vincenzo
Roma, Enzo Senatore.
C’erano i nostri primi inserzionisti, primi e straordinari per la fedeltà con cui ci seguirono per molti anni, Violante Tessuti e Mobili Vitale. C’erano infine i nostri amici di sempre.
Nasceva, attenzione, un quindicinale. Non un mensile, come era ed è tuttora nello standard della nostra stampa locale. Rispettammo quella frequenza
per un anno intero, poi famiglie e impegni lavorativi ufficiali ci indussero a
ripiegare più saggiamente sulla cadenza mensile.
Era l’epoca di Abbro sindaco, Alfonso Senatore assessore in quota Msi. Sì, i Dc cavesi si erano alleati con gli ex fascisti e, a quel tempo, la cosa
faceva ancora scandalo, ma già molto meno che nei focosi anni settanta. L’indignazione a sinistra era ancora sentita riuscendo ad amalgamare i vari
Mughini e Fiorillo del Pci con Panza e Altobello del Psi in un’opposizione omogenea ma neanche tanto agguerrita.
Pensate, nel primo numero si parlava di sottovia e di completamento del trincerone. Proprio come ora. E di Usl commissariata, perché i suoi organi di gestione non erano stati capaci di approvare il bilancio. Per
20 anni abbiamo continuato a seguire queste vicende. Granelli di cronaca che
costruiscono una storia, la storia recente di una città aggrovigliata intorno ai suoi interminabili e irrisolti lavori pubblici e al
suo sofferente ospedale.
Le prerogative di questo giornale, oltre alla sua periodicità iniziale sono state diverse. Proviamo a elencarle cercando di trattenerci dal
facile entusiasmo, ma sapendo di avere l’occhio di riguardo tipico di un genitore che descrive il proprio figlio.
1. La distanza dal Palazzo. La scelta condivisa da parte di tutta la redazione è sempre stata quella dell’autonomia, di avere massima attenzione per le vicende del Palazzo, senza però dipendere da esse, cercando di emanciparsi dalle posizioni ufficiali, dall’appiattirsi su un’unica fonte.
2. L’attenzione all’economia del territorio. Con continuità abbiamo dedicato ampio spazio ad argomenti di economia locale nei diversi
settori e alle scelte aziendali, con frequenti interviste o contatti con
imprenditori. E’ una congruente conseguenza di quanto detto al primo punto. Quando si sceglie di
non avere come unica fonte la politica, di conseguenza si pone maggiore
attenzione al territorio e al suo tessuto economico, per una visione
sicuramente più completa e articolata della realtà. L’economia, più della politica, può e deve essere volano di crescita anche per la nostra traballante editoria
locale. La raccolta di proposte che si concretizzò nella pubblicazione del volume “Un progetto per il Duemila” ed un convegno cittadino nel 1999, costituiscono ancora un utile riferimento
per chi vuole attingere ad idee creative per lo sviluppo della città.
3. L’apertura verso le aree circostanti. Emule del Lavoro Tirreno di Lucio Barone, il
nostro giornale, finché venduto nelle edicole, era presente anche a Salerno e a Vietri, con regolari
corrispondenze da quelle località. La scelta ha voluto significare la volontà di evitare la chiusura nello splendido isolamento cavese in cui spesso si
rischia di cadere. La cronaca regolarmente curata dal nostro Biagio Angrisani
delle vicende della Salernitana, corredata dalle foto originali inviate dal
fotografo Alfonso Genovese, ne ha costituito la sfida, e per qualcuno la
provocazione, più evidente.
4. La visione “storica” della notizia. Sappiamo tutti quanta differenza ci sia fra il gossip e la
propaganda da una parte e l’informazione sui fatti che contribuiscono a segnare la crescita di una città dall’altra. Per carità, non neghiamo che sui nostri fogli possa essere ospitato anche qualche
pettegolezzo o delle inutili polemiche, ma abbiamo tentato sempre di ridurre ad
unità il complesso degli eventi, in una prospettiva politica, sociale, culturale,
economica. Uno sforzo non indifferente ci ha consentito di realizzare quelli
che riteniamo essere stati dei preziosi servizi sulla storia cittadina degli
ultimi anni: i sei inserti sul Novecento cavese e l’ultimo recente inserto sugli Anni Zero del Duemila. Sono tutti consultabili nel
sito del giornale www.panoramatirreno.it.
5. Abbiamo ospitato centinaia di firme. Ne abbiamo contate ben 292 e volentieri
le riportiamo tutte in altra parte del giornale. Li ringraziamo per l’attenzione, l’impegno, la disponibilità. Abbiamo avviato decine di giovani alla professione giornalistica, contribuendo
con piacere e soddisfazione alla loro iscrizione all’Albo. Fra questi anche un paio di fotoreporter.
Abbiamo perso però qualcuno per strada. Ricordiamo Carlo Crescitelli, che per diversi anni ci ha
affiancato con i suoi scritti colti e arguti. Carlo aveva una prorompente
volontà di scrivere e ci aveva scelto fra gli altri, aveva voluto dedicare con
continuità il suo impegno alla realizzazione di una rubrica nella pagina culturale del
nostro giornale.
La stessa scelta era stata compiuta da don Attilio della Porta. Ha collaborato a
Panorama Tirreno con due rubriche dal titolo “Diorama storico delle chiese di Cava” ed “Epigrafia cavese”, due vere e proprie opere a puntate di grande pregio storico e culturale,
attraverso le quali della Porta ha fornito preziose descrizioni del patrimonio
architettonico e artistico delle nostre chiese e, attraverso le iscrizioni
latine poste sugli edifici sacri, ha raccontato le vicende di personaggi che
grazie a lui continueranno ad essere rammentati dai contemporanei.
Infine, ci resta da ricordare Rossella Lambiase. Le sue “mimose” in chiave femminista e di pari opportunità ci hanno accompagnato dal primo numero fino alla sua scomparsa nel 2002. Altri
suoi spazi erano “Il Pagellotto”, rubrica scherzosa e provocatoria nella quale attribuiva dei punteggi a
personaggi cavesi - che spesso provocavano le ire di qualcuno poco propenso ad
accettare le sue critiche bonarie - e “Discomania” dedicata al mondo della musica e del disco da collezione, passione che
coltivava insieme al marito e al fratello. Il ricordo della sua amicizia e
della sua vitalità ci commuove oggi come quando ci ha lasciato e con grande piacere ho apprezzato
che i colleghi della redazione hanno voluto anch’essi spontaneamente citarla fra i ricordi più belli della nostra esperienza comune.
In venti anni Panorama Tirreno è certamente cresciuto, si è evoluto anche tecnologicamente diventando anche un sito nel quale è raccolto quello che crediamo costituisca il meglio del nostro lavoro: gli
approfondimenti, le recensioni dei libri di autori cavesi, l’archivio scaricabile di sette anni di numeri precedenti, i servizi di storia
cittadina, il ricordo dei personaggi più significativi, i dati e le belle foto curate da Antonio Venditti degli ultimi
campionati della Cavese, ivi comprese le ultime struggenti immagini di un
Catello Mari festante per la promozione degli Aquilotti in C1 nel 2006. Più di mille pagine on line all’interno di un sito che si è arricchito nel tempo quasi senza che ce ne accorgessimo e che crediamo
costituisca un piccolo patrimonio per la città.
Vent’anni: non sarebbero stati così tanti, è doveroso dirlo, se non avessimo avuto come amici quei giovani e straordinari
imprenditori di Grafica Metelliana. Sempre professionali, lieti di ospitarci,
tolleranti verso la nostra situazione debitoria. In alcuni momenti, senza il
loro aiuto, non avremmo potuto continuare. Sempre disponibili, come quando
abbiamo organizzato il lavoro redazionale in tipografia nella notte degli
scrutini per l’elezione del sindaco nel 1997, nel 2001 e nel 2006, consentendoci di uscire
puntualmente in edicola all’alba del giorno dopo con i risultati completi.
Vent’anni sono trascorsi. Quanti ne passeranno ancora non lo sappiamo. Senz’altro finché continueremo a divertirci e finché avremo la sensazione di compiere qualcosa di utile per Cava. E finché ci sarà ancora qualche lettore che riterrà interessante, giusto e professionalmente corretto il nostro lavoro. Sono le
uniche motivazioni, condivise da Biagio e da tutta la redazione, non avendo
nessun altro interesse recondito.
Panorama Tirreno, febbraio 2011
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