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Cava ritrovi la sua memoria
Enrico Passaro
Vorrei lanciare un messaggio al sindaco Servalli partendo dalle immagini apparse qualche tempo fa su internet che mi hanno fatto molto riflettere. Fra i tanti filmati inutili, insignificanti e a volte dannosi propinati dalla rete, questo era di una straordinaria intensità.
In un’aula di tribunale degli Stati Uniti un giudice donna aveva appena finito di leggere una sentenza di condanna nei confronti di un imputato resosi colpevole di un furto. A quel punto, rivolgendosi direttamente al condannato, gli ha chiesto: «Ma lei, per caso, ha frequentato le scuole medie all’istituto (...)?». I due erano stati compagni di scuola: lei lo aveva riconosciuto subito con un dolce sorriso, lui solo dopo la domanda postagli dal giudice ed era scoppiato in un pianto prorompente e incontrollabile; lei ha dimostrato di custodire con attenzione e scrupolo i suoi ricordi, lui di averli nel tempo rimossi; lei è diventata una rappresentante della legge e delle istituzioni, lui un delinquente (appellativo che uso non in senso dispregiativo o con volontà di offendere, ma in senso letterale, rivolto a una persona dedita a delinquere). Cosa può insegnarci questo episodio? A me ha fatto pensare al potere etico della memoria, a quanto la capacità di curare e preservare il ricordo delle proprie esperienze, delle proprie conoscenze, di incidere nella propria mente i volti, le caratteristiche e la personalità di coloro che abbiamo conosciuto e frequentato, ci aiuti a diventare persone migliori, cittadini migliori, a costruire qualcosa di buono, mattone su mattone. Dal lato opposto, la rimozione, la superficialità, l’oblio, ci induce a vivere alla giornata, a inseguire mete illusorie, a deviare la nostra vita e le nostre coscienze. Salvo poi fermarsi per un attimo a riflettere, a scovare il ricordo di sé stessi e di quello che si è stato, come è capitato al giovane condannato di fronte alla domanda della sua ex compagna di scuola, e ritrovare in un pianto catartico e al momento inconsolabile la dimensione vera della nostra vita.
Che c’entra tutto questo col nuovo sindaco e la nostra città? A me sembra che Cava, come quel giovane delinquente, abbia rimosso i suoi ricordi, abbia preso una cattiva strada, vivendo di improvvisazione, approssimazione, inconcludenza; abbia cercato vie traverse e sconsiderate per inseguire orizzonti irraggiungibili e inappropriati, finendo col lottare disperatamente con una quotidianità che l’ha debilitata nel fisico e nel morale. Il compito ora dei nuovi amministratori non è quello di tirar fuori una bacchetta magica, ma di recuperare, lentamente e senza tentennamenti, la natura viva e vera di questa città, ricorrendo al recupero della sua memoria, delle sue vocazioni e della sua esperienza millenaria.
Conoscere e ricordare il passato per costruire il futuro: Cava e i cavesi si ritroveranno solo su queste basi, senza passi avventati e autodistruttivi, ma con la consapevolezza e l’orgoglio della nostra storia, della nostra tradizione e delle nostre vocazioni.

Panorama Tirreno, dicembre 2015