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Le casse vuote del Comune
Enrico Passaro
Cava si ritrova in una situazione di dissesto finanziario: ben sei milioni di euro da racimolare (e che ci vuole!) entro dicembre o avremo disatteso il patto di stabilità. Perbacco! Eppure, solo un paio di mesi fa, nell’intervista realizzata da Panorama Tirreno, il sindaco Galdi pareva voler rassicurare sulla tenuta delle casse comunali e sui debiti contratti. Dissesto: ci siamo già passati e non è una bella cosa. Erano gli anni 90 e, per la verità, si trattò di un pre-dissesto (quindi un po’ meglio), con cui dovette cimentarsi il sindaco dell’epoca Fiorillo e le sue giunte. Furono anni in cui chi voleva attaccare l’amministrazione sosteneva, fingendo di ignorare la situazione, che nel palazzo di città si dormiva senza far nulla, mentre Salerno era un crogiolo di iniziative. Fiorillo volle impegnarsi coraggiosamente e nei limiti consentiti dal magro bilancio in un’opera di recupero e manutenzione delle infrastrutture (sottoservizi, rete fognaria, ecc.). Tutto molto poco popolare e di scarsa visibilità, quindi avaro di soddisfazioni e di giudizi appaganti, ma utilissimo. Anni difficili, in cui le grandi opere non progredirono e la città trascinò nel nuovo millennio tutti i problemi dei cantieri aperti ed interrotti che tuttora fanno bella mostra sulla Nazionale e un po’ dovunque disseminati sul territorio.
Li abbiamo sotto gli occhi: sottovia, trincerone, palazzetto, area dell’ex velodromo, S. Giovanni, ex manifattura. Solo l’ex pretura e la piscina coperta hanno trovato un punto di conclusione, ma quanto si è dovuto attendere!
Oggi Salerno continua ad essere un crogiolo di iniziative (con lo stesso sindaco degli anni 90) e Cava si appresta ad affrontare un’altra lunga penitenza, col rischio che in dirittura d’arrivo vengano a mancare i fondi per il completamento dei soliti incompiuti, trincerone e sottovia, che ormai, dopo 40 anni dai progetti iniziali, pur riveduti più volte, sembrano già insufficienti ai bisogni di oggi. E con essi, rischia di fermarsi di nuovo tutto il resto.
Tornando all’intervista del numero scorso, Galdi scandiva i tempi dei prossimi provvedimenti per lo sviluppo: piano urbanistico comunale, rilancio turistico e commerciale, sottovia entro la prossima primavera, trincerone e nuova illuminazione del borgo entro il 2012, riassetto urbanistico complessivo dell’area nord con la realizzazione di una grande piazza all’uscita dell’autostrada e, udite udite, del nuovo ospedale in tempi più lunghi. Col dissesto delle casse comunali, allora buona notte a tutti, in attesa di tempi migliori.
Le speranze di recupero sono affidate alla vendita del patrimonio comunale, a cominciare dall’ex complesso di San Giovanni, su cui è stata bandita una terza asta, con prezzo base ulteriormente ribassato, dopo che la prima e la seconda sono andate deserte. Seguono altri immobili comunali, dai mini alloggi ai locali commerciali. Siamo quasi ai saldi di fine stagione! Triste momento quando per trovare il denaro per sopravvivere bisogna mettere in vendita i propri beni! Lo è per una famiglia, ma anche per un ente locale. Che ora cercherà nei noti argomenti della crisi e della chiusura dei cordoni della borsa le giustificazioni all’inattività e al degrado prossimo venturo.
Se riusciremo mai a venirne fuori, ci rimarrà l’angoscioso ricordo di una strana storia ricorrente in questa epoca, dallo Stato centrale agli enti locali, la favola del “non voler mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Forse che le casse comunali vuote siano più raccomandabili dell’impoverimento delle nostre tasche? Se Cava dovrà continuare a sopportare il caos urbanistico degli ultimi decenni, la riduzione dei servizi e dell’assistenza, soprattutto ai più giovani, ai malati e agli anziani, se le ambizioni commerciali e turistiche non saranno supportate dagli indispensabili interventi di mano pubblica per razionalizzare, semplificare, ristrutturare, abbellire, pensate che i nostri portafogli ne beneficeranno?
Dagli amministratori dobbiamo pretendere assoluto rigore. E’ vero che c’è la crisi, è vero che sono stati tagliati i fondi, ma esistono comuni virtuosi e altri spreconi. E noi non possiamo continuare a passare da un dissesto ad un altro passeggiando indifferenti per tutta la nostra vita fra cantieri interrotti e servizi raffazzonati.

Panorama Tirreno, dicembre 2011