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editoriale
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Tenere alta la guardia
Enrico Passaro
Troppi episodi oscuri (anzi no, fin troppo illuminati, incandescenti, direi) si
sono concentrati nel giro di pochi giorni di questa calda estate, per passare
inosservati. Qualcuno sostiene che la sequenza di incendi ed esplosioni
notturne per le strade di Cava sia una pura coincidenza, opera di balordi o di
cuori eccessivamente passionali. Speriamo! Perché sperarlo ci esonera dal pensare al peggio, a qualcosa che da sempre a Cava si
rifiuta di credere e cioè che in questa conca di territorio campano si possa dissolvere improvvisamente
il miracolo dell’esenzione dai fenomeni indegni della malavita organizzata. Ma, a perseguire l’ostinata illusione, si rischia di cadere nella credulità, che aiuta sì a restare con l’animo tranquillo, ma riduce ad un’inerzia che può favorire il lento insinuarsi delle cellule cancerose del fenomeno camorristico.
Certo, si è liberi di credere che un malinteso e maldestro gusto goliardico possa far
incendiare pericolosamente nottetempo un gruppo di ombrelloni in pieno centro.
Ma, a parte che le pronte indagini della polizia sembrano dimostrare che non si
tratti semplicemente di uno scherzo riuscito male, non sarebbe già di per sé preoccupante il diffondersi impunito di una simile pratica balorda?
È vero che quando episodi di questo genere si verificano in Campania o in
Calabria o in Sicilia il primo pensiero corre al messaggio criminale di
avvertimento.
Ma è anche vero che il primo impulso dell’opinione pubblica è quello di esorcizzare gli avvenimenti sostenendo allegramente che non di
avvertimento si tratta, ma di scherzi di qualche ragazzaccio un po’ su di giri. E (quasi) tutti ci credono!
Il fatto è che ragazzacci di questo tipo si incontrano solo dalle nostre parti. Ve l’immaginate che simili fatti possano accadere nella tranquilla Umbria o Toscana o
nel Pavese?
Qualche anno fa con un gruppo teatrale stavamo montando le scene prima dello
spettacolo in una località dell’Aspromonte. All’improvviso, lanciato da dietro un muretto, cadde sul palco un piccione appena
decapitato, lasciando un’ampia chiazza di sangue sulle tavole del palcoscenico e un’emozione gelida nei nostri cuori. I locali ci tranquillizzarono e ci dissero,
divertiti, che si trattava di uno scherzo dei ragazzini. Difatti quella sera
non accadde nient’altro di spiacevole e noi eseguimmo regolarmente la nostra serata tra gli
applausi del pubblico.
Di un semplice scherzo si trattava, dunque, ma ditemi voi se quel modo di
giocare di alcuni bambini non abbia già perso i caratteri dell’innocenza e non sia corrotto da una contaminazione ambientale che è già espressione di mentalità mafiosa.
E allora, speriamo pure, se lo vogliamo, che gli episodi criminali verificatisi
nelle ultime settimane siano solo opera di balordi, ma ammettiamo che, quando
simili manifestazioni scellerate si manifestano, il rischio è che già il tessuto sociale e culturale da cui emergono sia pericolosamente corrotto.
Balordi, d’accordo, e speriamo; ma già semplicemente su questo bisogna tenere ben alta la guardia.
Panorama Tirreno, agosto 2007
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