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editoriale
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La speranza di una nuova belle époque
Enrico Passaro
Mentre si consuma questa calda estate del 2008 ci ritroviamo a parlare di
turismo, l’eterno amore impossibile di questa città. La tentazione e il desiderio di essere città turistica sono giustificati e alimentati dall’estrema ingombrante vicinanza con la “Divina Costiera” e dalla prossimità con Pompei, Capri, Sorrento, Paestum e Cilento, insomma, con alcune delle mete
più ambite e frequentate del turismo mondiale. Sarebbe innaturale se Cava non
sentisse il richiamo di un’ambiziosa colleganza con un simile consesso, se non “star tra le star”, almeno dignitoso e strategico punto di riferimento al centro dei più importanti flussi turistici della Campania. E, attenzione: non solo un comodo
punto di arrivo e di partenza su una mappa, ma anche (e questa è la cosa più qualificante) una località di per sé in grado di proporre un’offerta, fatta di mitezza del clima collinare, tanto verde, un’abbazia millenaria, un singolare e interessantissimo centro storico porticato,
arte, cultura, folclore. Insomma, anche Cava ha da dire la sua.
E allora? Come mai ci ritroviamo sempre con questo oggetto del desiderio se non
fallito certamente incompleto e deludente? Quando si parla di turismo è un po’ come ricordare la famosa vittoria della Cavese a San Siro: uno straordinario,
struggente ricordo di un’epoca gloriosa. Ritornano i soliti argomenti: la prima Azienda di Cura e
Soggiorno del Mezzogiorno, i villeggianti napoletani, il Circolo sociale, le
ville in collina, il concerto ritmo-sinfonico, i tornei di tennis, eccetera
eccetera. Temi triti e ritriti di una belle époque cittadina che non potrà ritornare. Altri tempi, altri canoni. Se il turismo dovrà rivedersi nella valle metelliana, non potrà essere che qualcosa di diverso da quella idilliaca “Piccola Svizzera”.
Più volte su queste pagine abbiamo provato ad analizzare i mali irrisolti del
fenomeno turistico a Cava, ci riproviamo ancora una volta in un momento, forse,
particolarmente adatto.
Cominciamo dal primo e più banale dei problemi: la limitatezza dei posti letto. Si ha un bel dire, un bel
fare e un bel promuovere, ma con tre alberghi, un ostello e qualche
agriturismo, buona parte dei potenziali villeggianti viene, guarda, forse
apprezza e poi se ne va altrove. Una prima questione, quindi, è quella di riuscire a tenere il turista dopo essere riusciti ad attrarlo. Grazie
all’offerta agrituristica la situazione degli ultimi anni è un po’ migliorata, ma c’è ancora molto da fare. Come? Bisogna riuscire ad attirare nuovi operatori
intenzionati ad investire a Cava. Il momento, come dicevamo prima, forse si
presta, grazie alla buona intuizione del sindaco Gravagnuolo sui festeggiamenti
del Millennio.
Già, Gravagnuolo ha avuto questa felice idea, cavalcata in campagna elettorale e,
bisogna dire, al centro del programma della sua amministrazione. È stata una gran furbata, sia per il clima positivo che ha creato (credere in
qualcosa aiuta a crescere e a sopportare altri disagi), riuscendo a catalizzare
le speranze e l’impegno di una collettività intorno ad un obiettivo comune preciso e concreto, sia perché ha dato uno scossone ad un dibattito che abbiamo poc’anzi descritto come sterile e improduttivo intorno ad una prospettiva turistica
della città che solo attraverso il grande evento riuscirà a smuovere realmente energie e risorse.
Nell’intervista che proponiamo in questo numero Gravagnuolo fornisce due sue
interpretazioni del ritardo della città rispetto alla prospettiva turistica. La prima è una dichiarazione da uomo politico, una giustificazione vuota e, ci consenta,
abbastanza banale: « Il pedaggio che la nostra città ha dovuto pagare in termini di immagine a causa dell’emergenza rifiuti in Campania». L’affermazione ci sembra impropria rispetto al problema che ci riguarda. Qui non
siamo in un contesto in cui dobbiamo valutare le conseguenze nefaste della
brutta vicenda della “monnezza” in termini di riduzione di presenze. Questo è un problema che riguarderà sicuramente Napoli, Pompei e tutte le maggiori località del turismo campano, ma non Cava per la quale, stiamo dicendo, ci sono ancora
da creare le infrastrutture necessarie e le iniziative per richiamare il
turismo. La seconda motivazione del sindaco ci pare molto più pertinente e crediamo che centri veramente il cuore del problema: «La nostra difficoltà culturale ad aggredire con piglio manageriale le tematiche del marketing
turistico». Qui Gravagnuolo viene al punto che noi denunciamo da tempo: la mancanza di una
capacità manageriale per favorire e gestire il settore turistico. La carenza, a nostro
avviso, si registra a tutti i livelli, dagli operatori economici, alle
organizzazioni di categoria, dagli amministratori locali, che hanno potere
organizzativo e propulsivo, ai gruppi culturali e folcloristici. In ciascuno di
questi ambiti è stata finora trascurata la prospettiva di un serio marketing a vantaggio della
città e quindi di se stessi. Marketing che significa strutturare un’offerta rivolta agli altri, all’esterno, e non realizzare iniziative di cavesi per i cavesi o al massimo per
qualche curioso salernitano o dell’agro nocerino. Il discorso vale per le promozioni commerciali come per la
gestione degli eventi, per la Disfida dei Trombonieri come per l’Estate cavese, il tutto gestito come un guazzabuglio volenteroso ma
dilettantistico ed approssimativo, tanto caro all’orgoglio cavese ma poco proficuo in termini di offerta turistica. Il tema è vasto e gli argomenti sono tanti, per cui saremo lieti di ritornarci ancora in
futuro, magari con qualche prezioso contributo anche da parte dei nostri
lettori.
L’attesa del grande evento che ha proposto Gravagnuolo apre nuove prospettive alla
città, purchè si cominci realmente ad agire in termini di professionalità e programmazione. Il Millenario della Badia nasce però già con un grande limite dal punto di vista mediatico (ci avrà pensato il sindaco?). Si terrà nel 2011, nello stesso anno in cui ricorrerà un evento le cui proporzioni tenderanno a schiacciare tutti gli altri: i 150
anni dell’Unità d’Italia. È già all’opera al Dipartimento del Turismo della Presidenza del Consiglio una struttura
di missione per le manifestazioni della grande ricorrenza e certamente il 2011
sarà tutto un fervore d’iniziative in ogni parte d’Italia per le celebrazioni del caso.
Il nostro piccolo grande evento dovrà faticare per trovare spazio promozionale attraverso i mass media ed anche in
questo si misurerà la capacità della città di affrontare in maniera incisiva e professionale la crescita nel settore
turistico che non può più essere frutto di improvvisazione ma, come dice Gravagnuolo, di vera
managerialità.
Panorama Tirreno, agosto 2008
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