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cultura
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Un tocco di Maradona, una cronaca di Carosio, un commento di Beppe Viola:
la poesia nel calcio
Non solo versi di poeti, ma anche prosa, articoli, musica e cori
per descrivere il più grande spettacolo del mondo
Antonio Donadio
Calcio d’autore da Umberto Saba a Gianni Brera: il football degli scrittori
Editrice La Scuola Brescia
153 pagine • € 11,00
Enrico Passaro
Antonio Donadio, poeta e critico letterario cavese, autore di saggi sulla poesia
e di pubblicazioni di propri versi, questa volta si è dedicato a quella che è la sua seconda passione, o forse la terza, insomma una delle sue preferite: il
calcio. E ha pensato bene di raccontarlo con gli occhi del poeta, partendo
dalle liriche dedicate al “gioco più bello del mondo”, passando attraverso la prosa, le citazioni d’autore, le canzoni e perfino i cori dei tifosi negli stadi e gli striscioni.
Tutta buona ispirazione, spesso coi caratteri della sensibilità poetica.
Decine di poeti hanno onorato con i loro versi lo sport più amato dagli italiani, o meglio, al contrario, questo sport è stato onorato da versi spesso indimenticabili di molti poeti italiani.
Ricordiamo la curiosità e l’eccitazione con cui sui banchi di scuola imparavamo “Goal” di Umberto Saba, che era parte di una cinquina di poesie dell’autore sul gioco del calcio, ma qui, in questa ricerca di Donadio, incontriamo
anche e soprattutto Pasolini, poi Sanguineti, Campanile, Sereni, Gatto, Benni e
molti altri.
La tesi del nostro Antonio è che c’è poesia, ispirazione, anche in tanta bella prosa prodotta da Gianni Brera, Beppe
Viola, Giorgio Tosatti, Giorgio Bocca, Massimo Gramellini, ma anche nei ricordi
calcistici di Marino Bartoletti e Giovanni Arpino. E come potrebbe non esserci
nella penna di simili autori? Addirittura la voce di Niccolò Carosio è poesia, col suo “quasi goal” e le indimenticabili radiocronache, in un tempo in cui Marino Bartoletti
ricorda che non ascoltava “Tutto il calcio minuto per minuto”, ma lo guardava, seduto la domenica davanti alla vecchia radio a valvole.
E poi i versi in musica, dal Quartetto Cetra a Fausto Cigliano, da Vecchioni a
Celentano, da Rino Gaetano a Jannacci, da De Gregori a Dalla, da Pino Daniele
alla Pavone, dai Pooh agli Stadio, da Ligabue a Bennato e Nannini.
Non c’è solo il bello del calcio ma anche le brutture, dalle partite vendute, alla
faziosità, dagli eccessi dei tifosi, ai sintomi di un lento declino, amare considerazioni
affidate a Dario Fo, Giovanni Arpino, Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani.
Ma in fondo in fondo cosa sono se non poesia i confronti lessicali fra Gianni
Brera e Gino Palumbo o le descrizioni delle evoluzioni di Maradona con la palla
tra i piedi o la potenza fulminante di un tiro in porta di Levratto o le
sorprese che rendono magico e imprevedibile questo gioco, come la sconfitta
dell’Italia con la Corea o quella del Milan con la Cavese a San Siro.
Mentre scorrono le partite degli Europei guardiamo a questo calcio
super-atletico, iper-tecnologico e multi-miliardario con gli occhi del poeta
che è dentro di noi. E gustiamoci infine anche le superbe ispirazioni dei tifosi,
poeti spesso senza saperlo, in particolare quelli napoletani che nel 1987, dopo
la conquista dello scudetto da parte della squadra partenopea, scrissero un
perfetto endecasillabo ai defunti del cimitero cittadino: “Non sapete cosa vi siete persi!”.
Panorama Tirreno, febbraio 2017
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