Panorama oltre il Tirreno
Corsica, la speculazione non abita qui
Mi è stato detto di scrivere sulla Corsica. Affermare che si tratta di una terra
selvaggia è la più banale e scontata delle considerazioni, ma è assolutamente vera, almeno per due terzi di essa. È inutile dilungarsi sullo splendore del mare che la circonda, le straordinarie
insenature, il fascino dei suoi monti: sono tutte cose che potrete comodamente
apprendere su qualsiasi guida o dépliant turistico. Altri aspetti e curiosità vale la pena di evidenziare in questo spazio.
Fra panorami in continua mutazione e il fascino dei cimiteri
Un’isola, chilometri e chilometri di costa bagnata da acque fra le più limpide del Mediterraneo, sarebbe una preda appetitosissima per gli speculatori
in altre aree dell’Europa meridionale, dalla Spagna, alla Francia continentale, dall’Italia fino alla stessa Grecia. Occasione irrinunciabile per un’unica, interminabile colata di cemento, che avrebbe riempito le loro tasche e
soddisfatto le voglie dei villeggianti d’assalto, interessati soltanto alla spiaggia “in” e al mega-villaggio con tutti i comfort, completo di animatore. Invece, questi
rudi conterranei di Napoleone Bonaparte, con tanta voglia di indipendenza e un’autonomia amministrativa conquistata volitivamente dalla madre patria Francia,
hanno pensato bene di mantenere distanti dall’arenile tutte le attrezzature turistiche, compresi “i bei ristorantini al chiaro della luna riflessa nell’acqua”. Alberghi e campeggi a distanza di sicurezza dalle spiagge, quindi, e un
accesso al mare non sempre agevole. Il risultato è impareggiabile, sebbene gli ignari villeggianti debbano superare un primo
momento di shock di adattamento alla comodità mancata. Sentieri impervi conducono a baie dalle acque cristalline, addirittura
alcuni villaggi di pescatori, come Girolata, sono raggiungibili solo via mare o
attraverso una mulattiera. Verrebbe voglia di muoversi in punta di piedi.
E a Bonifacio si parla genovese
La Corsica: una terra varia, dove a vista d’occhio capita di non scorgere una casa, alcun segno della mano dell’uomo; poi, su tutto il territorio si alternano i suoi 360 comuni, di cui i più grandi e importanti sono quelli di Ajaccio, Bastia, Porto Vecchio, Corte,
Calvi, Sartene, Bonifacio. Quest’ultimo è il più vicino all’Italia, non solo per la sua vicinanza alle coste sarde, ma anche per una
caratteristica che lo distingue dagli altri. Sull’isola, oltre al francese, la lingua più diffusa è il corso, con differenze sostanziali e forti influenze dialettali in ogni zona.
Si ascolta nel gerghi locali un po’ di italiano, o meglio un po’ di sardo o di pisano o di genovese, come conseguenza della vicinanza e delle
dominazioni delle repubbliche marinare. Ma a Bonifacio - unico centro della
Corsica - si parla esclusivamente genovese, come si parlerebbe nella città ligure, o meglio, come si parlava nel Medioevo. Bonifacio resta la
testimonianza più evidente di una presenza determinante per la storia dell’isola della città di Genova. Furono i genovesi ad adottarla e colonizzarla.
Una riserva naturale sulla costa, un parco regionale di circa 2.000 Kmq - che
comprende spiagge intatte e vette di oltre 2.000 metri, numerose specie di
uccelli fra rapaci e comuni e 200 specie di pesci, mufloni, cervi, cinghiali e
maiali, che è facile incontrare sul proprio tragitto - tagliano trasversalmente l’isola e vengono attraversati su strade indimenticabili per la loro disinvolta
pericolosità, con strapiombi che incombono senza la protezione di parapetti. E poi le rosse
rocce chiamate Calanche, il deserto degli Agriati, le torri genovesi, le
isolette di Lavezzi e Cavallo ad un passo dalla Sardegna, i fiumi, i ruscelli,
le cascate, tutto si fonde in una miscela impareggiabile, in cui, ad ogni curva
di strada o promontorio o passo di montagna, il paesaggio cambia
incredibilmente e con esso drasticamente i colori, le proporzioni e le
atmosfere.
In tutto ciò si integra e si distingue una caratteristica del tutto singolare: la presenza
dei cimiteri. Si incontrano puntuali, discreti; non creano imbarazzo o disagio;
sconfinano il più delle volte, nel senso che terminano regolarmente con un muro e un cancelletto,
salvo poi a ritrovare al di là della strada altre due, tre tombe o piccole cappelle. Talvolta, in paesi
minuscoli, non c’è traccia di cimitero vero e proprio, ma le famiglie hanno costruito le loro
tombe sulle terre di loro proprietà, e si intravedono in ordine sparso. Tutti i cimiteri della fascia costiera sono
adagiati sui terreni migliori, spesso posti a terrazza, degradanti e rivolti
verso il mare. È il segno, evidentemente, di un legame che non si spezza con la morte, ma anche
il significato di una scelta definitiva di vita, in cui gente semplice e
determinata preferisce costruire sui terreni più preziosi e panoramici il ricovero per il loro riposo eterno, piuttosto che
obbrobriosi alberghi di 16 piani.