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attualità
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Crisi del Commercio: ipermercati
e qualità dell’offerta sotto
accusa
Abbiamo chiesto ad alcuni negozianti
l’opinione sull’andamento degli affari
Ci vorrebbero più iniziative di promozione adeguatamente pubblicizzate
Patrizia Reso
Abbiamo svolto una piccola inchiesta tra
i commercianti, che si affacciano lungo il corso, titolari o
gestori di negozi, che non rientrano nella categoria del
“mordi e fuggi” diffusasi negli ultimi anni.
Stimolati da due domande, relative alla grande distribuzione ed
al rilancio del commercio, hanno così espresso il loro
pensiero.
Salumeria del Corso, titolare Criscuolo
I grandi supermercati hanno il
parcheggio, la gente va comodamente con la macchina, qua deve
venire a piedi e non vuole. Qui al corso vendo a chi è
di passaggio, non ho clienti fissi: come fanno se devono
portare via un cartone di pelati? Non è una questione di
prezzi, perché il grande supermercato esce con i prezzi
bassi, ma poi li ridimensiona e questo la gente l’ha
capito! Non credo che particolari iniziative possano cambiare
la situazione. Parliamoci chiaro, tanto resiste la mia
attività perché il locale è mio,
altrimenti avrei dovuto chiudere da un pezzo.
Infanzia, titolare Dino Apicella
La grande distribuzione certamente ci
danneggia, è chiaro perché, è un polo
d’attrazione diverso. Per quanto ci possiamo opporre, ci
sono persone più grandi di noi. I problemi ci sono, ma
non è l’isola pedonale che li crea. Sono altre le
cose per cui dobbiamo lottare per far crescere questo centro
commerciale. Completare la pavimentazione, per esempio. Poi
dobbiamo deciderci: quale immagine deve avere la città?
Deve avere l’immagine turistica, culturale, di sagra di
paese? Dobbiamo riappropriarci dei clienti
dell’agro-nocerino e di un ritorno d’immagine dalla
costiera. E’ chiaro che per fare questo dobbiamo offrire
qualcosa di più. Nel mio caso sto eliminando il
giocattolo che puoi trovare anche altrove e mi sto
specializzando. Sto creando la mia nicchia di mercato alzando
il tiro, con articoli che sono anche proibitivi, non
perché voglio l’élite, ma devo comunque
entrare in competizione con i negozi che sono sorti nei centri
limitrofi. Compito di noi commercianti è quello di
essere un punto di attrazione. Compito della città
è invece quello di decidere “cosa ne vogliamo
fare”. La vogliamo culturale, allora continuiamo con le
iniziative tipo “Passeggiate” di Franco Bruno
Vitolo, la vogliamo religiosa, allora scegliamoci un santo ogni
settimana e festeggiamo!
Original Marines, gestore Isabella
A noi la vendita è calata
moltissimo, ma non credo dipenda dall’apertura degli
ipermercati, perché noi siamo un franchising
d’abbigliamento. Non si vende, questo sì ed il
titolare è solito ripeterci che la colpa è di noi
commesse. La verità è che c’è meno
affluenza. Prima il sabato sera eravamo otto dipendenti, ora
siamo in tre. Probabilmente ha giocato molto l’euro,
perché il calo maggiore lo abbiamo registrato da un anno
e poco più da questa parte. Questo lo posso affermare
con certezza perché lavoro qui da 15 anni e la crisi del
commercio c’è da parecchio, ma il calo maggiore lo
abbiamo avuto ora. Senz’altro qualche iniziativa, tipo
quella della primavera scorsa, può aiutare,
d’altronde come si fa al Centro Commerciale. Si deve fare
un’altra considerazione, invece. Non voglio discriminare,
però il fatto che abbiano aperto tanti negozi con
articoli da quattro soldi incide molto.
Cappelleria, titolare Torre
Forse il fatto della chiusura al
traffico ci ha penalizzato, ma la legge non è stata
fatta solo a Cava; si potrebbe fare qualcosa per agevolare i
clienti col parcheggio. Forse anche qualche iniziativa nuova
potrebbe stimolare. Già per esempio stare aperti la
domenica è un motivo in più per passeggiare.
Forse un poco più di interesse da parte degli
amministratori non guasterebbe. Anche qualche iniziativa in
più da parte delle associazioni per il commercio sarebbe
uno stimolo. La proposta dell’Ascom di una sorta di
tesserino sconto per chi aderisce alla sovvenzione di
un’associazione per la ricerca è interessante.
Sarebbe opportuno camminare in questa direzione. Per quanto
riguarda i grandi supermercati c’è da dire che
anche qui il piano commerciale è stato ormai approvato e
purtroppo non c’è nulla da fare, però sono
senz’altro un danno specialmente per gli alimentari.
Abbigliamento Keep, titolare Tilde
Sergio
La grande distribuzione sta distruggendo
la realtà commerciale di Cava. Certo mi rendo conto che
molte cose sono cambiate: la donna lavora, ha meno tempo, per
cui all’ipermercato trova quello che le serve più
rapidamente. Però la massificazione dell’offerta
è un altro problema e qua al corso si è
verificato proprio questo: sul mercato sono stati immessi
articoli di scarsa qualità a bassissimo prezzo in tanti
negozi in successione e questo ha spiazzato completamente il
tipo di commercio che c’era prima. Quando ho aperto
io il negozio, 17 anni fa, mi hanno fatto stare chusa per sei
mesi, finché non mi sono messa completamente in regola.
Ora la legge si è elasticizzata, ma forse
eccessivamente, perché sembra che non esistano
più regole. I commercianti contro il dilagare di questo
fenomeno possono ben poco. Possono offrire un altro articolo,
alcuni di noi lo fanno, ma comunque non si rientra con le spese
che bisogna sostenere, si eliminano i dipendenti ed invece di
creare lavoro si crea disoccupazione. Prima chi veniva a Cava
si faceva la passeggiata e faceva shopping, oggi non ci sono
attrazioni, si offrono articoli che si trovano dappertutto, che
motivi ci sono per venire a Cava? Non c’è un
teatro, non ci sono strutture sportive, non c’è un
bar che possa stare aperto fino a tardi…
Merceria Cartoleria Profumeria, titolare
Maurizio Prisco
Purtroppo è vero che la grande
distribuzione danneggia il piccolo commercio, anche per la
politica dei prezzi che si fa, che oltretutto è solo uno
specchietto per le allodole. Ci vorrebbe qualcosa di più
per attirare la gente, ma non queste manifestazioni che sono
ripetitive. Qualcosa di diverso, un avvenimento particolare.
Poi si dovrebbe abbellire, rendere più accogliente: la
gente comunque ci passeggia, cammina a piedi, osserva, non solo
i negozi. Noi qui al Borgo stiamo già meglio,
perché c’è una varietà di scelta,
diversificazione di merci e poi c’è la vicinanza
delle due chiese e dell’ospedale, che sono comunque un
richiamo.
Jeanseria Liberty, gestore Fabio
Il commercio è proprio fermo e
secondo me dipende pure dall’euro, poiché è
raddoppiato tutto. Dovrebbe fare qualcosa il Comune,
organizzare qualcosa. Riaprire anche il corso al traffico, si
lavorerebbe di più, nel mio caso infatti verrebbero
più ragazzi se potessero usare il motorino. Poi a Natale
non sembrava proprio Natale, solo quattro luci… Pure se
dobbiamo fare 10 euro a commerciante, facciamo qualcosa!
Qualche spettacolo…Con questa piazza così grande
non si fa niente! Apertura la domenica, d’accordo, ma se
non si organizza nulla la questione non si risolve. E lo stiamo
vedendo ora: mese di ottobre, tutti aperti, ma cosa è
cambiato? Facciamo qualche manifestazione in piazza, attiriamo
la gente! Durante la festa della Madonna facciamo mettere
alcune bancarelle lungo il corso, che so quelle delle
caramelle. Per quanto riguarda la merce sono e resto
dell’avviso che un negozio deve essere pulito,
cioè deve esserci chi vende jeanseria, chi accessori,
chi uomo, chi donna…Deve essere specializzato altrimenti
non si capisce più niente.
Casa della luce, titolare D’Apuzzo
Per quanto riguarda gli ipermercati
penso che non si possono più fermare, io la chiamo una
malattia, non c’è più niente da fare e poi
su tanti prodotti che mettono in offerta ce ne sono tanti altri
su cui guadagnano molto di più. Resto dell’avviso
che è bene comprare nel piccolo negozio perché
segue il cliente anche dopo la vendita. Per rilanciare un poco
il commercio bisogna innanzitutto considerare che qui a Cava
c’è un problema di parcheggi, che sono già
limitati ma poi molto spesso vengono utilizzati per altro, e
poi c’è pure la questione viabilità:
qualche tempo fa qui non si capiva niente. Bisognerebbe fare
qualche manifestazione, qualcosa per attirare la clientela da
fuori, pubblicizzare per tempo l’iniziativa. Prima Cava
attirava per i portici, c’erano tante iniziative. Un
altro problema poi è la massiccia apertura di negozi
d’abbigliamento, al centro in particolare, quindi
qualcuno che viene per comprare più prodotti non trova
più l’offerta, non c’è
diversificazione.
Pubblicato nel numero di dicembre 2003
di Panorama Tirreno
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