I numeri precedenti
PT5_2.pdf
PT5_2.pdf
Cavese
cavese logo.gif
Storia cittadina
Cava storica 12.jpg
Archivio
viaggi
Testata-1oltre.jpg
Testata-1.jpg
grafica metelliana.jpg
storia
Anniversario del 9 settembre 1943: Operazione Avalanche, lo sbarco
Ricostruita dall’Associazione Salerno 1943 la storia di un bombardiere inglese precipitato nel Salernitano
Matteo Pierro
Fot 01.JPG
Da quasi settant’anni le tracce della battaglia di Salerno ci rammentano l’evento che ebbe come scenario Salerno e la sua provincia nel settembre del 1943. Basta alzare lo sguardo alle alture che circondano la città per scorgere i bunker costruiti già prima del 1940 con l’obiettivo illusorio di contrastare un’invasione dal mare. Tante volte nei campi o negli scavi per la costruzione di edifici si rinvengono ordigni esplosivi e munizioni che riportano con la mente a quello che accadde durante lo sbarco del ‘43 e alla battaglia successiva.
Purtroppo, con il passare degli anni, la memoria di tale evento tende a sbiadirsi. Le giovani generazioni spesso ignorano che lo sbarco di Salerno segnò una svolta nella storia della seconda guerra mondiale e fu la più grande operazione anfibia del conflitto, seconda per imponenza soltanto allo sbarco in Normandia. Per ovviare a ciò chi scrive insieme ad altri appassionati collabora con l’Associazione Salerno 1943. Nello statuto dell’associazione viene chiaramente indicato che uno dei suoi obiettivi è preservare la memoria di tale evento e del periodo della guerra nel salernitano, raccogliendo testimonianze, reperti, scritti e quant’altro possa contribuire a far conoscere questa pagina della nostra storia recente.
Nel corso del tempo abbiamo raccolto una grande quantità di testimonianze riuscendo persino a ricostruire le storia di alcuni soldati che combatterono nel salernitano. Come spiega Luigi Fortunato, attuale presidente dell’Associazione: “Il nostro scopo è quello di dare vita a una esposizione permanente di quanto abbiamo recuperato in questi anni permettendo a storici e appassionati ma anche a tutti gli interessati di poter beneficiare del
Fot 06.jpg
frutto del nostro duro lavoro di ricerca. Al momento chi volesse informarsi sulle nostre attività può visitare il sito www.associazionesalerno1943.it“.
Per avere un’idea di cosa significhi ricostruire la storia di quel periodo basti pensare al tempo e alle risorse che sono necessarie per individuare le località in cui caddero gli aerei che parteciparono alla battaglia di Salerno o durante la seconda guerra mondiale. L’Associazione Salerno 1943 si propone anche questo ambizioso obiettivo. Finora abbiamo individuato ben 9 siti, nei dintorni di Salerno e Avellino, in cui precipitarono aerei. Sono stati ritrovati e identificati, infatti, i luoghi in cui precipitarono 3 aerei tedeschi (1 Focke Wulf 190, 1 Dornier Do217 e un Junkers 87 Stuka) 3 inglesi (1 Spitfire, 1 Seafire e 1 Wellington) e 3 americani (1 B-17 Fortezza Volante, 1 A-26 Invader e 1 C-47 Dakota). Nella maggior parte dei casi si tratta di luoghi di difficile accesso, in impervie zone montuose. Quasi nulla è rimasto degli aerei precipitati dato che essi furono nell’immediato dopoguerra smembrati e portati a valle per essere venduti come rottami. Si tenga presente che l’alluminio di cui erano fatti era un metallo prezioso in quegli anni in cui l’Italia usciva dissanguata e impoverita dalla guerra. Eppure dai pochi e piccoli frammenti che è stato possibile recuperare mediante l’ausilio di metal detector si è riusciti a ricostruire la storia di alcuni aerei e dei loro equipaggi.
Ad esempio, alcuni mesi fa mi giunse notizia di un aereo schiantatosi sul costone roccioso di una montagna a circa 30 km a sud di Salerno. Insieme a Luigi Fortunato, Daniele Gioiello, Francesco De Cesare, Matteo Ragone e Pasquale Capozzolo abbiamo organizzato un’escursione per cercare di identificare il punto d’impatto.
Grazie alle precise indicazioni ricevute da una persona anziana del posto ci siamo inerpicati per lo scosceso pendio della montagna raggiungendone la cresta dopo oltre 1 ora. Fin da subito sono stati rinvenuti frammenti d’alluminio, tipica testimonianza di un disastro aereo. Una volta esaminati con attenzione ci siamo resi conto che mancavano i frammenti di lamiera in alluminio che di solito componevano il rivestimento della fusoliera di molti aerei mentre erano presenti un gran numero di pezzi di tubolari. Da essi abbiamo compreso che si trattava di un Wellington, bombardiere inglese bimotore con 5 uomini di equipaggio.
A tal proposito Francesco De Cesare spiega: “Il Wellington era un bombardiere unico nel suo genere. Era infatti realizzato con una struttura geodetica fatta di tubolari di alluminio intrecciati fra di loro come un canestro mentre il rivestimento della fusoliera era realizzato con della semplice tela. Benché più costoso come procedimento costruttivo esso garantiva al velivolo una maggiore resistenza al fuoco nemico. Non sono poche le foto in cui sono ritratti questi bombardieri che sono riusciti a ritornare alla base nonostante grossi squarci alla struttura provocati dalla contraerea o dai caccia nemici”.
Inoltre, il ritrovamento della matricola di un motore Hercules XVI n. SS14146 dava ottime speranze di identificare lo specifico aereo in quanto nei rapporti relativi agli abbattimenti di aerei statunitensi sono quasi sempre presenti anche i numeri matricolari dei motori. Ed invece, ho appreso che la stragrande maggioranza dei rapporti riguardanti gli aerei inglesi non riportano le matricole dei motori. A complicare la ricerca mancava la data esatta dell’impatto. A quel punto mi è venuto in aiuto lo storico inglese Mark Evans dal quale ho saputo che nel cimitero militare di Salerno sono sepolti gli equipaggi di 8 Wellington precipitati nei dintorni. Se da un lato questo ha aumentato il numero delle possibilità dall’altro mi ha fornito le date degli abbattimenti. Tre date sono state scartate in quanto i bossoli ritrovati erano stati prodotti dopo tali date o perchè erano riferite a Wellington che montavano un motore differente dall’Hercules.
Con queste date ho contattato l’ufficio storico della RAF in Inghilterra per chiedere di verificare se fra i report di Wellington abbattuti nelle date in mio possesso ve ne fosse uno con quel numero di matricola relativo al motore. Come temevo la risposta è stata nagativa in quanto nei 5 report era citato solo il numero di un motore che non corrispondeva alla nostra matricola. La gentile signora che mi ha risposto si è presa però la briga di riportarmi anche i posti dove gli aerei erano caduti ed uno era esattamente quello da noi esplorato!
Daniele Gioiello spiega: “Abbiamo così appreso che la notte del 21 aprile 1944 il Wellington LN385, appartenente al 150° Squadrone della RAF di base ad Amendola in Puglia, era partito per un bombardamento su Porto Santo Stefano in Toscana. Di ritorno dall’operazione, nei pressi della costa salernitana, il bombardiere dovette subire un attacco aereo, prova ne sono il gran numero di bossoli esplosi da noi ritrovati. Alle ore 23.23 il report afferma che venne udita una richiesta di QMD proveniente dall’aereo LN385. Essa fu udita di nuovo debolmente alle 01.06 del 22 aprile dopo di che si perse il contatto radio”.
Quello che è potuto accadere non ci è ancora noto nei dettagli. Posso solo fare delle supposizioni: Forse l’aereo era stato colpito sulla via del ritorno ed era in avaria? Oppure ad essere stati colpiti furono i piloti (essi infatti risultano deceduti il giorno 21\04 mentre il resto dell’equipaggio risulta caduto il 22\04) e gli altri uomini cercavano di rientrare alla base? Ulteriori ricerche in corso dovrebbero far luce sulla loro vicenda. Per il momento ho scoperto che l’aereo da noi identificato, l’LN385, è stato utilizzato dalla Trumpeter, un produttore di modellini aerei, per riprodurre in scala un bombardiere Wellington. Di solito le scelte della casa modellistiche di dare una certa matricola ai loro modellini ricadono su aerei che hanno partecipato a importanti azioni. Speriamo perciò di riuscire a ricostruirne l’attività.
Ma chi era lo sfortunato equipaggio di quest’aereo? Ecco i loro nomi: Tenente A. d. W. Nussey pilota; Secondo Tenente  D. G. Webster navigatore; Sergente Bernard Alan Lincoln  puntatore; Sergente John Green radioperatore e mitragliere; Sergente Frank Banks mitragliere. Il pilota aveva solo 19 anni! Gli altri membri dell’equipaggio non superavano i 23 anni. Il tenente Nussey e il tenente Webster erano sudafricani, mentre gli altri erano inglesi. Come capitava spesso per molti equipaggi della RAF, vi era una buona percentuale di uomini provenienti da altre nazioni del Commonwealth. In questo caso 2 sudafricani e 3 inglesi ma altri equipaggi avevano aviatori neozelandesi, australiani, etc.
Le loro tombe si trovano nel cimitero di guerra situato ai margini della strada statale 18 che da Salerno porta a Battipaglia insieme a quelle di altri 1.842 caduti del Commonwealth. Una breve visita a questo sacrario potrebbe aiutare molti a riflettere su quanto tragica e insensata sia la guerra e, ricordandone le cause, a evitare di commettere gli stessi errori che diedero il via al più sanguinoso conflitto della storia umana di cui l’operazione Avalanche fu un significativo episodio.


Nelle foto: i ricercatori Francesco De Cesare, Pasquale Capozzolo, Daniele Gioiello, Luigi Fortunato e Matteo Ragone;
un bombardiere Wellington in azione.

Panorama Tirreno, ottobre 2010