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Le prime due foto in alto: Brisbane nel Queensland, terza città dell’Australia; a seguire, immagini di Sydney: ponte autostradale sulla baia, l’Opera House visto dall’esterno e all’interno, infine il giardino botanico
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Panorama oltre il Tirreno
Australia, dove vorresti andare a vivere
Visitare Brisbane e Sydney, respirare quest’aria, vedere paesaggi imponenti, immergersi per poche ore in questa splendida realtà e rimanere avvinto da una lucida follia: cambiare vita!
di Enrico Passaro
Un viaggio in Australia comincia dai preparativi. Puoi atteggiarti a viaggiatore incallito e disinvolto quanto ti pare, ma l’idea di dover andare incontro a 24 ore di volo ti pone in una condizione psicologica particolare. Ti senti un po’ esploratore estremo e ti atteggi a tale, nell’abbigliamento, nel modo di camminare, nello sguardo, nell’espressione degli occhi. Da novello Indiana Jones ti trasformi in Jurij Gagarin quando ti volti per l’ultima volta a guardare indietro mentre stai per entrare nella navicella… pardon, nell’aereo, prima del decollo. Si parte: prima destinazione Dubai. Solo 6 ore di volo, quasi quasi è più il tempo che resti lì ad attendere (5 ore), prima di imbarcarti di nuovo, questa volta sì, destinazione Australia, Brisbane nel Queensland. E ti aspettano altre 13 ore  in giro nei cieli. Quando atterri e poggi finalmente il piede al suolo, più che Gagarin ti senti già Neil Armstrong o perlomeno Buzz Aldrin: un piccolo passo per un uomo un gigantesco balzo per l’Umanità… vabbè, diciamo per un cavese.
Poi rimani quasi sorpreso di incontrare tuoi simili che si affannano con le valige e non extraterrestri, di respirare la stessa aria, di vedere abitazioni, alberi, strade e automobili, come a casa tua, e di non subire nessuna conseguenza dovuta al jet lag nei giorni successivi. Eppure sono tanti i cambiamenti: diverso emisfero, diverso continente, diversa stagione, 8 ore avanti di fuso orario. Tant’è, siamo in Australia, godiamocela!
Arrivi qui con le tue conoscenze appiccicate alla meglio: continente giovane, scoperto solo nel Seicento e destinato dagli invasori inglesi a sede di colonie penali. Esclusi gli aborigeni, legittimi residenti da millenni, i primi antenati dell’era moderna degli attuali abitanti sono quindi dei criminali mandati a scontare le loro pene quaggiù. Poi, nel tempo, l’Australia è diventato territorio multietnico, con una popolazione nettamente ridotta rispetto alle dimensioni del suo territorio. Il sesto Paese del mondo per estensione conta solo 24 milioni di abitanti. Non è un’isola, l’Australia, è parte preponderante del quarto continente, l’Oceania: quasi cinque ore di volo dalla costa occidentale a quella orientale.
Il nostro viaggio tocca le città di Brisbane e Sydney e ci viene alla mente lo stesso percorso già condotto da Marlo Morgan, la scrittrice statunitense che con “E venne chiamata Due Cuori” affascinò centinaia di migliaia di lettori in tutto il mondo con la descrizione di un suo viaggio (pare romanzato) intorno alle origini e alla cultura degli aborigeni. Noi, ahimè, non riusciremo a fare altrettanto.
Brisbane è la terza città australiana con circa 2 milioni di abitanti. Si trova nella fascia centrale, subtropicale, del Paese, sulla costa  orientale. Fa molto caldo in estate, con temperature perennemente oltre i 30 gradi. Per fortuna noi siamo qui nel mese di novembre, quindi in primavera, e si respira abbastanza. Il fiume omonimo che l’attraversa è ampio e regala begli scorci di paesaggio e di skyline. Se ci capiti per lavoro e non per vacanza, hai poche possibilità per godertela e scoprirne le bellezze. Giusto il tempo di visitare il GoMA, la più grande galleria australiana di arte moderna e contemporanea, e la Queensland Art Gallery, che ospitano ampie collezioni d’arte australiana e internazionale e due gallerie dedicate alle opere indigene contemporanee. E poi, naturalmente, di conoscere di sera qualcuno dei ristoranti sul fiume, frequentati da tanti giovani, ma non fino a tarda ora (sarà la stagione). Noi risultiamo i più tiratardi, sfiorando la mezzanotte.
Tante suggestioni a Sydney, nel Nuovo Galles. Gli aggettivi si potrebbero sprecare per descrivere le emozioni. Baia spettacolare, cielo terso, luminosità diurna particolare, bella gente. Anche qui tempi frettolosi, ma una visita all’Opera House, guai a chi ce la toglie. Inconfondibile e indimenticabile la sua forma proiettata nella baia, è una struttura imponente inaugurata nel 1973, patrimonio dell’Umanità. Ospita due grandi sale per concerti per 2.700 e 1500 spettatori, più altre sale minori: conchiglie dall’acustica perfetta. Migliaia di appassionati di musica e balletti a ogni rappresentazione, milioni di visitatori durante il giorno nel corso dell’anno.
Uscendo dall’Opera House con pochi passi si entra nel grande giardino botanico ed è un trionfo di alberi, piante, essenze e bella umanità che si gode questa immersione nella natura, col vantaggio di osservare da varie angolazioni la silhouette imponente del grande teatro dell’opera.
L’incontro con i connazionali da anni trasferitisi quaggiù è, come si può immaginare, travolgente. Ci stringono in un abbraccio caloroso in un ristorante cittadino, ci fanno mangiare all’italiana ed anche il caffè è buono. Tanti calabresi, siciliani, lombardi, veneti, molisani, abruzzesi e, naturalmente, campani, cioè napoletani, avellinesi, casertani, beneventani, salernitani. Che festa! Non ci sono differenze, pregiudizi, luoghi comuni. Italiani e basta.
Si riparte ed avviene un fatto strano. Mentre l’aereo percorre a ritroso il cielo verso casa, attraversando per ore il suolo australiano prima di vedere l’0ceano (ma quanto è grande questa “isola”?), nella mente mia e di tutti coloro che hanno vissuto la mia stessa esperienza alberga un pensiero fisso e chiaro: qui ci verrei a vivere! Avete presente l’idea di lasciare tutto (le tue radici, le origini, le abitudini, il lavoro, gli amici, i parenti) e di buttarti quaggiù in una nuova vita? Proprio quella! Per lunghi momenti ti sembra possibile, facile. E col pensiero, tutti insieme, immaginiamo un altro futuro. Poi l’aereo attraversa oceani e continenti e ti riporta nella vecchia Europa e il pensiero si attenua e ti rimane solo un’opaca sensazione di lucida follia. E allora si fa spazio nella mente l’immagine dei portici di casa e ti resta solo il ricordo di una carezza ad un cucciolo di canguro, di un piccolo koala tenuto fra le braccia e di un’anguria completamente senza semi gustata senza dover mai sputare.

Panorama Tirreno, 15 maggio 2017