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storia
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Mimì Apicella
Una vita in prima pagina… poi via etere
Avvocato, giornalista, scrittore, critico, semiologo della lingua napoletana. Il
celebre Mimì era questo e altro. Insieme a Gaetano Panza abbiamo provato a tracciare un
breve profilo ben sapendo di non poter racchiudere in poco spazio uno dei più importanti cavesi, del secolo scorso
Biagio Angrisani
Noi abbiamo provato a tracciarne un breve ricordo insieme a Gaetano Panza, con il solo e unico intento di offrire un profilo, seppur minimo, ai nostri
lettori. Tentare di dare un quadro più completo di un personaggio del calibro di Domenico Apicella è impresa ardua e crediamo che occorrerà un po’ di tempo e un minimo di organizzazione, attraverso un convegno, per riuscire a
fare qualcosa di dignitoso.
Avvocato Panza, lei ha militato nel partito socialista per molti anni insieme a “Mimì Apicella. Cosa ricorda di questo personaggio?
«Prima di tracciarne l’elemento politico che ci ha spinto a condurre molte battaglie insieme vorrei
narrare un episodio personale che in sostanza si colloca quasi all’origine della mia conoscenza con questo singolare personaggio. Ero molto giovane
e avevo sostenuto gli esami di procuratore legale nel mese di maggio e a
novembre c’era la prova scritta. In questo lasso di tempo venne a mancare mio padre, anch’egli avvocato. Ero comprensibilmente smarrito per la grave perdita subita e
nello stesso tempo l’iter professionale mi imponeva degli obblighi formali e sostanziali. L’avvocato Apicella era già un legale affermato e gli chiesi se era disposto ad espletare alcune funzioni.
Trovai in lui disponibilità ma nello stesso tempo un grande rigore e compresi che avevo davanti un uomo di
legge, un cultore del diritto, un degno rappresentante del Foro.
Professionalmente devo dire che è stato un ottimo civilista e alla sua scuola si sono formati molti bravi
procuratori. Tanti colleghi di cui oggi diventa difficile citare i nomi. E’ stato un maestro. Ma Apicella non è stato solo un bravo avvocato. Sarebbe riduttivo parlare della sua attività forense, anche perché, essendo di famiglia benestante, non ha mai dato al lavoro tutte le sue energie
e capacità, preferendo invece soddisfare in più campi i suoi tanti interessi. Ripeto, però, come avvocato era di prim’ordine. Basti pensare che valenti notai e avvocati hanno più volte affidato la loro difesa ad Apicella. E’ stato anche professore di materie giuridiche negli istituti superiori. Membro
insigne dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Salerno era anche abilitato a patrocinare
in Cassazione».
Il percorso politico e sociale di Domenico Apicella?
«Al pari degli italiani della sua generazione fu iscritto al Partito Nazionale
Fascista. Partecipò alla seconda guerra mondiale e fu anche ferito nelle isole Egee. Per quella
ferita lo Stato gli assegnò una giusta pensione. La sua fede politica lo portò ad aderire Partito d’Azione di Ferruccio Parri. Già vice pretore onorario, divenne anche direttore di un settimanale salernitano, “L’Azione”. Successivamente, insieme a Di Mauro, fondò “Il Castello”. Aveva molti interessi culturali Se rammento bene nel 1947 partecipò attivamente anche all’organizzazione di una grande mostra internazionale di pittura che si tenne a
Cava, dove insieme a Tafuri, suo amico e parente, si diede molto da fare per la
riuscita della manifestazione. Scomparso dal panorama politico italiano il
Partito d’Azione, aderì al partito socialista nel 1950, su posizioni autonomiste».
Socialista e poi socialdemocratico...
« Un uomo di sinistra. Al di là delle parole parlano i fatti. Lunga è stata la sua militanza nel Partito socialista. A livello locale è stato più volte consigliere comunale prima tra le file socialiste e poi del Psdi.
Politico competente, i suoi interventi in consiglio comunale erano sempre
frutto di studio e ragionamento. Pensava in positivo. Lavorava per la sua città. In tanti anni di comune militanza nel PSI ho apprezzato competenza e senso di
responsabilità. Tra le sue tante battaglie credo che sia opportuno ricordare che in occasione
della costruzione dell’autostrada NapoliSalerno che attraversa Cava si batté e ottenne che all’altezza della strada che scende dalle frazioni San Pietro e Annunziata, verso il
centro di Cava fosse costruito il cavalcavia sopra la grande arteria di
scorrimento, non facendo così tagliare in due la città. Una grande opera per Cava. E nella mente della gente quel cavalcavia divenne “Ponte Apicella”, come in tanti possono confermare».
Perché lasciò il PSI e passò nel PSDI?
«La pattuglia socialista in seno al consiglio comunale non è stata mai molto numerosa In occasione di una tornata elettorale comunale non
riuscì ad essere eletto e alle successive elezioni si presentò sotto le insegne socialdemocratiche riuscendo così a ritornare in seno al consiglio».
Matrice socialista, ma era anticomunista?
«Assolutamente. Aveva nei confronti dei compagni comunisti una visione aperta.
Era da sempre un socialista autonomista ed era anti-democristiano. Questo
sicuramente».
Forse desiderava fare il Sindaco...
«Non era un uomo di potere. Tanto che una volta ebbe l’occasione di fare il Sindaco ma rifiutò. Dopo decenni di amministrazione democristiana spesso con alleati centristi,
negli anni settanta a Cava si crearono le condizioni per una giunta di
sinistra, seppur di minoranza. Sindaco fu eletto proprio Apicella che però rifiutò non essendo stati votati gli assessori designati. Da sempre è stato un grande avversario di Eugenio Abbro a livello locale mentre a livello
provinciale e regionale era capace di difendere l’operato del sindaco
democristiano non perché fosse animato da doppiezza politica bensì perché aveva un profondo rispetto della carica, dell’istituzione di Sindaco».
Oppositore di Abbro ma anche assessore in giunte centriste...
«E fu bravo assessore. Non lo dico per rispetto alla memoria ma perché è la mia ferma convinzione. Onesto, scrupoloso e con un alto senso civico. Ha
lavorato per la città».
Non molto amato dal PCI locale...
«I suoi rapporti con Riccardo Romano, il vero leader comunista, non erano
eccellenti, ma di incomprensioni tra le diverse anime della sinistra ce ne sono
state tante negli ultimi cinquant’anni».
Apicella giornalista?
«Il suo contributo alla libera diffusione del pensiero è stato enorme. Per mezzo secolo ha diretto un giornale che veniva ideato e
prodotto a Cava, ma che era anche il punto di contatto - in molti casi unico -
tra la città le migliaia di cavesi fuori le mura cittadine. Il suo impegno non è stato solo la carta stampata ma anche radio e televisione. La sua rubrica prima
radiofonica e poi televisiva “Pronto chi è?” lo hanno reso famoso in tutta la Campania. Il suo modo semplice di narrare i
fatti gli permettevano un filo diretto anche con le masse non acculturate. La
sua profonda conoscenza della lingua napoletana lo aiutavano a spiegare anche i
grandi fatti alle gente che ancora conoscono poco la lingua italiana. Un bravo
comunicatore che riusciva anche a strappare il sorriso del pubblico. Cosa non
facile per nessuno».
Mimì in privato...
«Ognuno si sceglie la vita come meglio crede. Lui ha scelto di vivere da celibe.
Era comunque un grande amateur. Sono famose alcune relazioni con bellissime
donne cavesi. Membro del Circolo Sociale partecipava con piacere alla vita
relazionale portando sempre oltre all’allegria una battuta intelligente».
E’ sparito così un famoso “farfallino”
«Celebre il suo papillon. Una caratteristica del suo abbigliamento che ispirava
simpatia e gli dava un tocco di eleganza a uno stile di vita da intellettuale
meridionale bohémien. Un uomo per certi aspetti introverso».
Difetti?
«Forse la caoticità».
Cosa lascia in eredità alla città?
«Una grande lezione di vita, un bagaglio di studi da non disperdere, studi e
ricerche sulla lingua napoletana, un patrimonio professionale giuridico e
giornalistico che ha trasferito ai suoi tanti allievi, una dote indubbia: l’onestà ».
Mezzo secolo di storia dell’editoria
Fondato nel 1947 dagli avvocati Domenico Apicella e Mauro Di Mauro, “Il Castello” è stato per molto tempo quindicinale per poi avere una periodicità mensile. Dopo un’iniziale rapporto con l’avvocato Di Mauro, il binomio si sciolse e la direzione della pubblicazione restò ad Apicella che per circa mezzo secolo ha puntualmente curato l’uscita.
“ll Castello”, periodico cavese di vita cittadina, aveva lettori fedeli sia nella valle
metelliana che nel resto d’Italia e all’estero (praticamente in tutti i continenti). Il Direttore Apicella ci teneva a
far sapere che “Il Castello” era presente contemporaneamente sia alla Biblioteca del Congresso degli Stati
Uniti d’America che in quella di Mosca.
Un premio per poeti e narratori
Tra Ie tante realizzazioni di Domenico Apicella va annoverato l’ultra decennale Premio “Castello d’Oro” Citta di Cava de’ Tirreni, una rassegna annuale di poesia e narrativa inedita, con appuntamento
fisso il 31 luglio. La manifestazione era organizzata con una formula semplice
ma efficace, molto apprezzata dai tanti autori partecipanti che inviavano le
loro produzioni sapendo della serietà della giuria e della sua imparzialità e competenza. II montepremi del “Castello d’ Oro” annoverava targhe e diplomi. Modesta la quota di partecipazione a carico degli
autori (poche decine di migliaia di lire) per una rassegna presente in
pubblicazioni o cataloghi di prestigio curati dagli addetti a lavori,
praticamente un significativo riconoscimento tributato alia validità dell’iniziativa.
I suoi libri e pubblicazioni
Abbastanza numerose le pubblicazioni realizzate da Apicella. Questi i principali
titoli:
Le Novelle del Castello
La Festa del Castello
Soccorso a un aereo precipitato
Sabato Martelli-Castaldi
Cava de Tirreni, nella storia, nella leggenda e nella sua pratica realtà
Il mio cuore vagabondo (poesie e aforismi)
Sommario storico-illustrativo della Città di Cava
“I ritte antiche” ovvero i proverbi napoletani
La Scola cavaiola e le altre stroppole contro i Cavesi
‘0 famoso reliquario de la Cava
Il Castello e la sua festa
‘0 cunte ‘e Catucce di R.Delia Campa
Cronaca del terremoto del 23 novembre 1980
I proverbi napoletani con la traduzione napoletana a fronte
II Frasario Napoletano
I proverbi napoletani illustrati
Storia di Cava, Cetara e Vietri
La toponomastica cavajola
Mamma Lucia
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