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cultura & società
Cinquant’anni fa, ricordo di un’alluvione
Quando a Molina c’era il “ponte del diavolo”
Era il 25 ottobre 1954, da Cava l’acqua travolse tutto e tutti fino a Vietri: oltre 300 vittime
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Durante la notte tra il 25 ed il 26 ottobre del 1954 una violenta alluvione si abbatté sul Salernitano. Cava de’ Tirreni fu l’epicentro del nubifragio. Dopo le copiose precipitazioni, infatti, si ingrossarono i fiumi Bonea e Cavaiola che trascinarono giù, attraverso i monti, detriti d’ogni genere, travolgendo con furia persone e cose, per abbattersi quindi a valle, distruggendo  Molina di Vietri, Minori, Maiori e Salerno. Ancora oggi è possibile vedere, dall’antico “ponte del diavolo”, i segni tangibili del disastro immane che sconvolse la tranquilla esistenza di tutti queste comunità.
1l 25 ottobre è dunque il cinquantenario. Per non dimenticare le oltre trecento vittime (oltre 100 sia a Salerno che a Molina, 22 a Maiori, 37 a Cava) l’associazione Ottobre ’54 di Molina ha promosso, col patrocinio del comune di Vietri, della Provincia Salerno e della Regione Campania, una serie di iniziative e di manifestazioni che hanno avuto già inizio il 20 agosto. E’ stata infatti organizzata una mostra permanente di pannelli in ceramica, realizzati e donati dai ceramisti vietresi; una mostra fotografica che documenta il tragico evento; proiettato un film documentario commentato dal regista Ugo Gregoretti; un dibattito pubblico sulle condizioni idrogeologiche del territorio, relazionato dal naturalista Giancarlo Chiavazzo, coordinatore di Legambiente e dal geologo Carmine Vitale, sempre di Legambiente. L’argomento resta tristemente attuale, poiché viviamo su un’area che desta serie problematiche da un punto di vista idrogeologico ed è anche piuttosto estesa.
Non possiamo non ricordare in questa circostanza anche le numerose vittime dell’alluvione del ’98 che sconvolse la città di Sarno. Simili eventi mietono vittime, distruggono famiglie,stravolgono il territorio, procurano danni per miliardi. Motivazioni estremamente serie perché le amministrazioni competenti programmino interventi di prevenzione e di protezione dell’ambiente. Per non dimenticare abbiamo raccolto delle testimonianze tra i nostri concittadini che hanno vissuto la tragedia del ’54.

Maria L., 77 anni - A quell’epoca abitavo a Castagneto. Avevo un bambino di tre anni e ne aspettavo un altro. Dovevo partorire a giorni. Solo il ricordare mi procura angoscia. Pioveva a dirotto. La strada era stretta. Ai lati c’erano case coloniche. Quella strada si trasformò in un fiume in piena. L’acqua irruppe con furia in casa. Fui travolta totalmente dall’acqua dentro casa. Credevo di morire. Mio marito non riuscì neppure a tornare a casa, la strada era impraticabile. Anche quando ho partorito, mia figlia è nata il 13 novembre, è stato tutto difficile: l’ostetrica non poteva venire, neppure il dottore…Ancora oggi sono terrorizzata; quando vado al mare dopo un po’ mi vengono i capogiri e mi manca l’aria.
Adriana D.M., 58 anni - Ero piccola, ma ricordo molto bene che non ho pregato mai tanto come quella notte. Passai tutta la notte a pregare, specie dopo che cadde l’intonaco della cucina, poi ricordo la tragedia che seguì. Nelle chiese non si poteva entrare perché erano piene di bare. Davanti alle chiese sostavano i camion che trasportavano solo bare. Ricordo il parlare dei grandi: sulla spiaggia di Vietri c’erano centinaia di bare di zinco che venivano riempite man mano che il mare restituiva i corpi. Molti corpi non sono stati mai trovati. Ho conosciuto una donna che ha perso la sorella e due nipoti , ma non li ha potuti mai seppellire. In un libro, edito da Avagliano, “La vendetta dei Monti”, è molto ben documentato quel periodo.
Carmine R., 80 anni - Non abitavo a Cava, ero maresciallo di Marina e mi trovavo  a Cava in licenza matrimoniale, infatti avrei dovuto sposarmi il 28 ottobre. Ricordo che iniziò a piovere nel pomeriggio. Piovve ininterrottamente e rimasi bloccato a casa della mia fidanzata, in via Rosario Senatore. Era un primo piano, ma si allagò ugualmente: l’acqua entrava dalle finestre, le grondaie si ruppero, i canali lo stesso. E’ stata un’esperienza terribile. Fortunatamente nella nostra famiglia non ci furono vittime, però la mia fidanzata, che sposai poi il 1° novembre, aveva un’amica che morì con tutta la famiglia.
Maria  A., 76 anni - Si sfondò il pavimento della cucina. Sì, il peso dell’acqua sfondò il pavimento. Abitavamo al primo piano, mica al pianterreno! Anche l’officina meccanica di mio marito si allagò completamente. Avemmo molti danni, ma salva la vita!
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