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cultura & società
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Cinquant’anni fa, ricordo di
un’alluvione
Quando a Molina c’era il
“ponte del diavolo”
Era il 25 ottobre 1954, da Cava
l’acqua travolse tutto e tutti fino a Vietri: oltre 300
vittime
1l 25 ottobre è dunque il
cinquantenario. Per non dimenticare le oltre trecento vittime
(oltre 100 sia a Salerno che a Molina, 22 a Maiori, 37 a Cava)
l’associazione Ottobre ’54 di Molina ha promosso,
col patrocinio del comune di Vietri, della Provincia Salerno e
della Regione Campania, una serie di iniziative e di
manifestazioni che hanno avuto già inizio il 20 agosto.
E’ stata infatti organizzata una mostra permanente di
pannelli in ceramica, realizzati e donati dai ceramisti
vietresi; una mostra fotografica che documenta il tragico
evento; proiettato un film documentario commentato dal regista
Ugo Gregoretti; un dibattito pubblico sulle condizioni
idrogeologiche del territorio, relazionato dal naturalista
Giancarlo Chiavazzo, coordinatore di Legambiente e dal geologo
Carmine Vitale, sempre di Legambiente. L’argomento resta
tristemente attuale, poiché viviamo su un’area che
desta serie problematiche da un punto di vista idrogeologico ed
è anche piuttosto estesa.
Non possiamo non ricordare in questa
circostanza anche le numerose vittime dell’alluvione del
’98 che sconvolse la città di Sarno. Simili eventi
mietono vittime, distruggono famiglie,stravolgono il
territorio, procurano danni per miliardi. Motivazioni
estremamente serie perché le amministrazioni competenti
programmino interventi di prevenzione e di protezione
dell’ambiente. Per non dimenticare abbiamo raccolto delle
testimonianze tra i nostri concittadini che hanno vissuto la
tragedia del ’54.
Maria L., 77 anni - A quell’epoca
abitavo a Castagneto. Avevo un bambino di tre anni e ne
aspettavo un altro. Dovevo partorire a giorni. Solo il
ricordare mi procura angoscia. Pioveva a dirotto. La strada era
stretta. Ai lati c’erano case coloniche. Quella strada si
trasformò in un fiume in piena. L’acqua irruppe
con furia in casa. Fui travolta totalmente dall’acqua
dentro casa. Credevo di morire. Mio marito non riuscì
neppure a tornare a casa, la strada era impraticabile. Anche
quando ho partorito, mia figlia è nata il 13 novembre,
è stato tutto difficile: l’ostetrica non poteva
venire, neppure il dottore…Ancora oggi sono terrorizzata;
quando vado al mare dopo un po’ mi vengono i capogiri e
mi manca l’aria.
Adriana D.M., 58 anni - Ero piccola, ma
ricordo molto bene che non ho pregato mai tanto come quella
notte. Passai tutta la notte a pregare, specie dopo che cadde
l’intonaco della cucina, poi ricordo la tragedia che
seguì. Nelle chiese non si poteva entrare perché
erano piene di bare. Davanti alle chiese sostavano i camion che
trasportavano solo bare. Ricordo il parlare dei grandi: sulla
spiaggia di Vietri c’erano centinaia di bare di zinco che
venivano riempite man mano che il mare restituiva i corpi.
Molti corpi non sono stati mai trovati. Ho conosciuto una donna
che ha perso la sorella e due nipoti , ma non li ha potuti mai
seppellire. In un libro, edito da Avagliano, “La vendetta
dei Monti”, è molto ben documentato quel periodo.
Carmine R., 80 anni - Non abitavo a
Cava, ero maresciallo di Marina e mi trovavo a Cava in
licenza matrimoniale, infatti avrei dovuto sposarmi il 28
ottobre. Ricordo che iniziò a piovere nel pomeriggio.
Piovve ininterrottamente e rimasi bloccato a casa della mia
fidanzata, in via Rosario Senatore. Era un primo piano, ma si
allagò ugualmente: l’acqua entrava dalle finestre,
le grondaie si ruppero, i canali lo stesso. E’ stata
un’esperienza terribile. Fortunatamente nella nostra
famiglia non ci furono vittime, però la mia fidanzata,
che sposai poi il 1° novembre, aveva un’amica che
morì con tutta la famiglia.
Maria A., 76 anni - Si
sfondò il pavimento della cucina. Sì, il peso
dell’acqua sfondò il pavimento. Abitavamo al primo
piano, mica al pianterreno! Anche l’officina meccanica di
mio marito si allagò completamente. Avemmo molti danni,
ma salva la vita!
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