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attualità
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Abbazia benedettina, fatti e non parole
Appello di mons. Chianetta: “Finora
solo promesse per il restauro”
L’abbazia benedettina della
Santissima Trinità di Cava ha bisogno di fondi per poter
essere meglio conservata.
Un patrimonio di proprietà dello
Stato, che è anche il fiore all’occhiello della
città metelliana, deve avere quelle attenzioni
particolari che questo grande scrigno di cristianità e
cultura merita. Lo dice senza mezzi termini l’attuale
abate mons. Benedetto Chianetta. «Per l’assistenza
spirituale – sottolinea - ci pensano i monaci ma per
quella materiale c’è bisogno dell’aiuto
degli organi a ciò preposti. Abbiamo avuto solo promesse
per interventi di restauro di alcune nostre strutture ma ancora
ad oggi nulla si è mosso».
Nel monastero sono conservati dei veri e
propri tesori d’arte come la biblioteca che conta 50.000
volumi con numerosi incunaboli, l’archivio con oltre
15.000 pergamene risalenti all’VIII secolo, il Codex
Diplomaticus Cavensis, una Bibbia visigotica del IX secolo, la
Lex Longobardorum del Mille ed un interessante Museo che
purtroppo è ancora chiuso da tre anni per lavori di
restauro. «Hanno bisogno di interventi anche gli
appartamenti abbaziali - prosegue mons.Chiavetta - una volta di
una stanza per l’umidità si è rigonfiata e
rischia di crollare.
La comunità monastica non
può intervenire economicamente per
l’esosità dei fondi occorrenti. La Soprintendenza
di Salerno ha preparato alcuni progetti che per il momento sono
fermi perché gli aiuti economici rivenienti
dell’otto per mille destinati alla chiesa cattolica
ancora sono fermi e chissà quando si
sbloccheranno».
Stando così le cose uno dei
più bei monumenti dell’Italia meridionale fondato
nel 1011 da Alferio, nobile salernitano di origine longobarda
formatosi a Cluny, rischia di essere completamente dimenticato
ed alcune sue strutture di restare chiuse al pubblico per
chissà quanto tempo ancora. Nel museo vengono conservati
in una vasta sala del XIII secolo innumerevoli oggetti
d’arte (cofanetti d’avorio, sculture e quadri
preziosi, collezioni, reperti archeologici e
quant’altro), una Madonna con Santi, tavola senese del XV
secolo, un cofanetto d’avorio del XI secolo, un Polittico
di scuola raffaellesca attribuito ad Andrea Sabatini; tele di
pittori caravaggeschi, numerosi reperti archeologici; una
numismatica collezione completa e ordinata per le zecche
longobarde e normanne di Salerno, maioliche abruzzesi e
vietresi e Codici Miniati.
Anche la ristrutturazione del teatro
“Alferianum”, all’interno del monastero non
è stata completata. Con i suoi 500 posti è
attrezzato per accogliere spettacoli di alto livello e convegni
anche a carattere internazionale disponendo di
un’apparecchiatura per la traduzione simultanea in
quattro lingue.
L’ultima manifestazione risale
ormai al dicembre del 1996. «Per fare in modo che la
Badia possa ben conservarsi e lottare contro l’usura del
tempo - conclude mons. Chiavetta - deve quanto prima essere di
nuovo inclusa nel cosiddetto circuito costante di finanziamenti
annuali come era qualche tempo fa. E soprattutto gli enti che
elargiscono i fondi devono essere molto concreti». In
sintesi bisogno fare presto e non perdere tempo.
Panorama Tirreno, marzo 2005
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