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1991/2011 - Panorama Tirreno, Venti anni insieme
Piacevole occasione per riflessioni e idee
attendo la fine di un’era politica inquinata
Pier Vincenzo Roma
Le mie prime esperienze giornalistiche risalgono all’epoca in cui si
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usava uno strumento pressoché sconosciuto dai giovani di oggi: il giurassico ciclostile. Frequentavamo il locale Liceo Scientifico, allora ospitato nell’edificio (ora in ristrutturazione) esistente di fronte alla sede della Guardia di Finanza. Erano gli anni settanta: periodo di forti passioni politiche. Nelle assemblee studentesche, prima di cominciare gli accesi confronti (mai sfociati in alcuna violenza!) ascoltavamo a tutto volume le musiche degli Intillimani (musicisti cileni anti Pinochet) e diffondevamo i primi giornalini studenteschi, frutto di un laborioso iter procedurale: stesura degli articoli, battitura delle matrici, abbondante inchiostrazione del ciclostile (in genere prestato dai giovani socialisti (FGSI) o comunisti (FGCI).
Trattavamo tematiche di politica scolastica, di politica generale, di musica e di sport.
Le saltuarie occasioni in cui ci cimentavamo con questo giornalismo molto ingenuo e dilettantesco erano comunque occasione di divertimento, soprattutto di forte amicizia. Ricordo ancora perfettamente, ad esempio, il mio amico Enzo Di Maso spremere un tubo di inchiostro nero sulla superficie di una matrice su un ciclostile di seconda o terza mano, che non voleva saperne di funzionare inchiostrandosi correttamente. E gli schizzi d’inchiostro, le mani nere, i fogli che presentavano scritte variabili, troppo scure o troppo chiare! Ed ancora: l’utilizzo di una lametta da barba con cui qualche ragazzo, bravo a disegnare vignette, riusciva ad incidere la matrice per “illustrare” il giornale e renderlo – se possibile – otticamente più gradevole…
In città i due veri giornali locali più diffusi erano il Castello dell’avv. Apicella e il Pungolo dell’Avv. D’Ursi. Iniziammo a cimentarci con la stampa fondando una testata denominata “L’Altro Sud”, che riuscimmo a far stampare in modo decente, in tipografia, ma il tentativo si fermò al primo numero, per difficoltà organizzative e soprattutto economiche…
Le prime vere alternative giornalistiche furono lanciate da militanti o simpatizzanti degli allora fortissimi PCI e FGCI locali. Rimasi sostanzialmente spettatore, rispetto a quelle varie iniziative, da “Per” a “Scacciaventi”, un po’ scettico, un po’insofferente – lo confesso – per una certa egemonia comunque esercitata da quel partito. Nell’ altro campo, un’altra esperienza difficilmente ripetibile, ma sicuramente di successo, fu quella di “Confronto” di Pasquale Petrillo: peccato che il gruppo, dopo anni di esperienza, non sopravvisse alla vittoria politica… Furono, comunque, quelle,  le uniche proposte serie, ben fatte, capaci di aggregare gente e di promuovere dibattiti che oggi non ci sogniamo neppure…
Fiorì, vent’anni fa, l’idea di Enrico Passaro e Biagio Angrisani, già “emigrati” a Roma: lanciare la pubblicazione di un periodico locale indipendente, Panorama Tirreno, capace di aggregare persone e suscitare riflessione. Si formò subito quella che è ancora oggi – in gran parte - la struttura redazionale del giornale. Battezzai una rubrica, l’ ”Angolo dell’utopia”, scegliendo un titolo che mi sembrava efficace per delineare quella che era – e per la verità è ancora – la mia idea di giornalismo locale: più che fare cronaca (già c’erano le radio locali, la TV e naturalmente i quotidiani) promuovere confronto tra le idee, lanciare iniziative, approfondire tematiche di particolare interesse. Questa mia esperienza per diversi anni andò avanti di pari passi con l’impegno politico senza che le due cose impedissero mai una sincera, talvolta ingenua libertà di espressione. Alcune idee riuscirono a passare. Dal giornale lanciai l’idea di non candidare (in occasione della nascita di Alleanza di Progresso) al consiglio comunale tutti gli ex che avevano già ricoperto questo incarico per due mandati. Le resistenze furono feroci, così come lo furono quando proponemmo di formare un’ unica lista, convinti che la gente avrebbe premiato la qualità trascurando la quantità. Ci riuscimmo, i riformisti cavesi proposero nuovi nomi e l’unica eccezione per l’esperienza pregressa fu decisa per Raffaele Fiorillo, poi eletto sindaco contro Eugenio Abbro. Mentre il giocattolo politico che avevamo costruito fu smontato e poi distrutto dagli stessi vincitori, i tempi e le idee cambiarono…
Continuo a vivere l’esperienza di Panorama Tirreno come quella di una piacevole occasione per proporre riflessioni ed idee in totale libertà ed attendo, seduto sulla riva del fiume, la fine di questa stagione politica inquinata – a destra come a sinistra – da una mania di cesarismo che è, cosa su cui purtroppo si riflette poco,  il contrario del principio di libertà e democrazia…

Panorama Tirreno, febbraio 2011